domenica 29 agosto 2010

The Wedding di Beth Fantaskey - Giunti Editore - Capitoli da 1 a 5

Vi ricordate il libro Promessi Vampiri di cui vi ho parlato? Bene spero che abbiate seguito il mio consiglio e l'abbiate letto! No? Male molto male Si? Bene molto bene
In attesa del seguito di Promessi Vampiri la Giunti Editore ha deciso di pubblicare The Wedding di Beth Franraskey. E' un regalo che l'autrice ha deciso di fare ai suoi fan raccontando il matrimonio tra Lucius e Jessica. La traduzione è di Sara Reggiani (la traduttrice del libro Promessi Vampiri). Eccovi i 22 capitoli + l'Epilogo pubblicati da Giunti (sul sito della Giunti oltre a The Wedding potete trovare tante altre notizie e novità:  http://y.giunti.it/).





Capitolo 1

Mindy Stankowicz, la mia migliore amica – se così potevo ancora considerarla, come speravo – era completamente in balia della folla di rumeni che le sfrecciava accanto, per dirigersi a passo deciso al recupero bagagli del frenetico Aeroportul Intenaţional Henri Coandă.
Volevo correrle incontro, ma rimasi ancora qualche secondo a guardarla mentre cercava il mio viso fra tutta quella gente, lanciando di tanto in tanto un’occhiata alla miriade di segnali scritti in una lingua che nemmeno i miei quattro mesi in Romania potevano ancora permettermi di decifrare. Bagaje pierdute… Conexiune gara… Carucioare bagaje… In un certo senso eravamo entrambe straniere in una terra a dir poco bizzarra, novizie alle prese con una cultura profondamente diversa da quella in cui eravamo cresciute e ora persino estranee l’una all’altra, sebbene fossimo amiche dai tempi dell’asilo. Mindy iniziò a muovere un passo, titubante – poi si fermò di nuovo, visibilmente indecisa su quale direzione prendere e lì rimase. Mi sentivo i piedi inchiodati al suolo mentre tentavo d’imbrigliare le emozioni che si erano risvegliate in me alla vista di un’amica appartenente al mio passato recente, la persona che aveva assistito a tutto ciò che mi era accaduto durante le scuole superiori, dal giorno in cui Lucius Vladescu aveva fatto ingresso nella mia vita a quello in cui avevo temuto che me lo portassero via, per sempre. Ripensando ai nostri ultimi mesi di scuola, non riuscivo ancora a distinguere se fosse stata Mindy ad abbandonarmi o se piuttosto fossi stata io ad abbandonare lei, quando la relazione con Lucius aveva iniziato a farsi più intensa. Mindy aveva cercato di aiutarmi a superare tutto ciò che stavo passando per via di Lucius, Faith Crosse e Jake Zinn, ma io l’avevo respinta per paura di dirle la verità sui miei sentimenti per Lucius – e sulla sua vera natura. Su ciò in cui io stessa mi stavo trasformando. Tuttavia il modo in cui Mindy aveva respinto il mio gesto affettuoso, un giorno, durante l’ora di ginnastica – come a voler rinnegare la nostra stessa amicizia – mi aveva ferito… Chi di noi due si era comportata peggio? In piedi in mezzo a quell’aeroporto caotico, circondata da sconosciuti che tiravano i loro bagagli giù dai nastri, mentre gli altoparlanti trasmettevano annunci nelle lingue più svariate, come in una sorta di moderna Torre di Babele, Mindy mi apparve di colpo indifesa e un dettaglio cruciale del nostro passato riaffiorò nella mia mente. La notte in cui Lucius per poco non era stato distrutto – il giorno del mio diciottesimo compleanno, quando quasi tutti, perfino i miei genitori in un certo senso, ci avevano voltato le spalle – Mindy mi aveva chiamato per avvertirmi che Lucius era in grave pericolo. Anche lei aveva avuto delle remore nei suoi confronti, temeva che avrebbe potuto farmi del male, ma alla fine si era dovuta ricredere e aveva persino tentato di salvargli la vita. L’aveva fatto per me, perché aveva già capito che l’amavo. Magari se non avessi fatto irruzione nel fienile quella notte, decisa a intervenire, le cose sarebbero andate in maniera un po’ diversa. Magari Ethan Strausser avrebbe afferrato il paletto prima di Jake e Lucius a quest’ora non sarebbe più stato fra noi… Di colpo sentii i miei piedi liberarsi e, un istante dopo, non stavo camminando verso Mindy, stavo letteralmente correndo. Senza nemmeno pensare a come le cose sarebbero state diverse fra noi – io ero un vampiro, che mi piacesse o no, e non c’eravamo più viste dopo la mia trasformazione, non avevamo nemmeno avuto il tempo di parlarne, a dir la verità – mi feci largo fra la folla e spalancai le braccia. Non appena Mindy mi vide, fece lo stesso senza la minima esitazione, nei suoi occhi solo la gioia di rivedermi, e scoppiammo in lacrime, una fra le braccia dell’altra, con un impeto tale da non lasciare nemmeno il tempo per un “ciao”. Restammo così per un istante interminabile, senza badare alle persone che ci passavano accanto maledicendoci bonariamente perché stavamo bloccando il passaggio, poi, quando finalmente riuscimmo a darci un contegno, mi affrettai a pronunciare la domanda che da tempo avrei voluto farle, ma che ero troppo spaventata dal formulare, credendo che fosse già stato tanto pretendere che venisse in Romania per prendere parte alle nozze di un’amica di cui molto probabilmente non le importava più. «Vuoi essere la mia testimone?» Mindy si scostò da me portandosi le mani agli occhi per asciugarsi il mascara che le stava colando sulle guance paffute, e disse con sorriso fermo, ma commosso: «Dannazione, Jess, pensavo che non me l’avresti più chiesto!» . Mi asciugai le lacrime a mia volta. «Avevo paura che…» Paura che mi dicessi no… che nemmeno con tutta la buona volontà avresti potuto approvare il fatto che stessi per sposare un vampiro… che non eravamo più il genere di amiche che credevo… Ma prima che trovassi le parole adatte, Mindy mi prese una mano fra le sue, impedendomi di aggiungere altro. «E chi altro
avrebbe mai dovuto occuparsi dei tuoi capelli nel giorno più importante della tua vita?» mi chiese in tono pomposo. «Eh?» All’improvviso mi venne da piangere… e da ridere. «Nessuno» risposi, consapevole che tutto ciò che c’era stato fra noi, ogni incomprensione, fosse ormai acqua passata. Consapevole che non ci fosse bisogno di dire altro. Ma forse qualcos’altro da dire c’era, perché di colpo Mindy cambiò espressione e il suo sguardo si fece serio. «Allora sei davvero…» Esitò un istante e si guardò intorno, come per controllare che non ci fossero orecchie indiscrete nelle vicinanze. Poi si avvicinò di più a me e sussurrò, così piano che a malapena riuscii a sentirla: «… un vampiro?». Io raddrizzai un po’ la schiena, per non dare l’impressione di voler nascondere la mia vera natura o che questa fosse per me motivo d’imbarazzo. Per essere completamente sincera con Mindy questa volta, dato che le avevo nascosto troppe cose in passato. «Sì. Lo sono». Mindy studiò il mio volto a lungo, come se avesse bisogno di accertarsi che fossi ancora io e non soltanto una creatura assetata di sangue che andava ben al di là della sua comprensione. A mano a mano che il suo sguardo penetrava nel mio, vidi riaffiorare il sorriso sul suo volto, questa volta più convinto, più caloroso, come se stesse mettendo definitivamente a tacere ogni dubbio su di me. Su di noi. «Ok» disse alla fine annuendo. «Va bene». Non credevo di aver bisogno dell’approvazione di nessuno, ma probabilmente avevo bisogno di quella di Mindy più di quanto pensassi, perché mi riempì di gioia sentirla dire quelle parole, a voce alta. Ciò che ero diventata… andava bene, davvero. «Grazie» dissi regalandole un sorriso ancora più luminoso. Già non stavo più nella pelle per il matrimonio con Lucius, e ora avevo anche la mia migliore accanto: questo andava a riempire una specie di vuoto nel mio cuore e, nonostante fossimo ormai adulte e io fossi sul punto di sposarmi, la presi per mano, proprio come facevamo da piccole mentre correvamo al parco. «Andiamo a recuperare i tuoi bagagli» suggerii, guidandola verso il nastro trasportatore giusto. Quando ci avvicinammo, vidi tre enormi valigie nuove di zecca, finto Louis Vuitton, che erano ormai al loro ventesimo giro sul nastro. Appena ci passarono davanti, Mindy lasciò la mia mano per afferrarne una, poi un’altra e io mi affrettai ad agguantare la terza, prima che ripartisse per un altro giro. La pesante valigia atterrò ai miei piedi con un tonfo e io rivolsi a Mindy uno sguardo smarrito. «Tre valigie? Credevo ti fermassi
solo per tre giorni, in segreto…?» Mindy allora mi guardò come se fossi impazzita. «Questo è l’evento più importante della tua vita» mi ricordò. «Ce ne vorranno di prodotti per i capelli!» Scoppiai a ridere come una pazza, in preda all’euforia. Stavo per sposare Lucius e Mindy era davvero tornata da me… «Coraggio» dissi trascinando la valigia verso l’uscita. «Lucius ha messo a nostra disposizione un autista, che ci sta aspettando qui fuori. Abbiamo così tante cose da fare» . «Ti seguo» esclamò Mindy, cercando di raggiungermi e, allo stesso tempo, di tenere in equilibrio le valigie che oscillavano pericolosamente alle sue spalle. «Non vedo l’ora!» Mi voltai a guardarla e ci scambiammo un sorriso che racchiudeva circa quindici anni di amicizia, di sogni di bambine, di speranze che un giorno avremmo incontrato l’uomo della nostra vita, ci saremmo sposate e avremmo vissuto per sempre felici e contente. Poi tornai a guardare dritta davanti a me e la condussi alla macchina. Le nozze erano ufficialmente alle porte.



Capitolo 2

«Pensavo a una pettinatura classica, con i capelli raccolti in cima alla testa» disse Mindy con il naso nascosto fra le pagine di un’edizione di Celebrity Hairs dedicata alle spose. «Ma ovviamente tutto dipende dal tuo headpiece». Ero combattuta se darle retta e considerare le varie possibilità o se abbandonarmi a osservare il mondo che mi scorreva davanti dai finestrini posteriori del SUV Lexus che Lucius aveva messo a nostra disposizione per fare ritorno dall’aeroporto. A quanto pareva Lucius aveva previsto la quantità assurda di bagagli che Mindy avrebbe portato con sé, perché il SUV era più spazioso degli altri veicoli presenti nel fornitissimo garage dei Vladescu… il cui contenuto presto sarebbe stato anche al mio servizio, per quanto stentassi ancora a crederci. Fuori dal finestrino, si apriva davanti a me una vista mozzafiato sugli imponenti Carpazi, e di tanto in tanto, quando superavamo una curva sul fianco scosceso della montagna, mi ritrovavo faccia a faccia con il cielo e nient’altro, e non potevo fare a meno di sussultare, non solo per la paura di precipitare nel vuoto, ma anche perché non potevo fare a meno di pensare che questa terra dall’aspetto ostile e selvaggio sarebbe d’ora in avanti stata la mia nuova casa. «Jess?» disse Mindy tirandomi leggermente per la manica. «Indosserai una tiara, vero? Be’, non può che essere altrimenti!» Mi voltai verso di lei giusto in tempo per scorgere nei suoi occhi un lampo di euforia al solo pensiero di partecipare a un vero e proprio matrimonio reale, uno di quelli cui nessuna delle due avrebbe mai pensato di prendere parte, nonostante i film di Walt Disney ci avessero insegnato a crederli possibili. «Sì, sarà una tiara» le confermai, chiedendomi se Mindy non fosse effettivamente più entusiasta di me all’idea del matrimonio. Non vedevo l’ora di sposarmi con Lucius, ma allo stesso tempo mi sentivo terribilmente nervosa. Sarei stata capace di seguire il protocollo adeguato a un’occasione del genere? E gli invitati, si sarebbero divertiti? Ma soprattutto, i miei parenti – sia Vladescu che Dragomir – avrebbero evitato di causare problemi? Perché questa non era certo un’ipotesi da escludere. «Muoio dalla voglia di vedere l’abito!» esclamò Mindy, riportando l’attenzione alla rivista che giaceva sulle sue ginocchia. «Scommetto che è uno spettacolo!» «Domani lo vedrai» le promisi, augurandomi che le sarebbe piaciuto. E che sarebbe soprattutto piaciuto a Lucius. L’avevo disegnato io stessa con l’aiuto del sarto di Lucius, e non era affatto un abito convenzionale. Volevo qualcosa di diverso, di speciale. Un abito che parlasse del mio passato e del mio futuro. Accennai un sorriso, pensando che quell’abito avrebbe reso giustizia all’importanza del momento che io e Lucius stavamo per vivere. Riuscivo ancora a sentire la sua voce, quando in piedi alle mie spalle in un piccolo negozio in Pennsylvania, mi disse giocherellando con i miei ricci: «Non voglio più sentirti dire che non conti nulla, Antanasia. O che non ti senti bella…». Volevo disperatamente che pensasse che fossi molto più che bella mentre lo raggiungevo sull’altare. Volevo togliergli il respiro. Non mi sarei accontentata di nessun altro tipo di reazione. Avvertii l’ansia serrarmi di nuovo la gola, così distolsi lo sguardo e tornai a guardare fuori. In quel momento scorsi in lontananza i tetti di Sighisoara. Mi venne in mente di fare una piccola deviazione per mostrare a Mindy quell’affascinante cittadina medievale, proprio come zio Dorin aveva fatto con me la prima volta che ero andata in Romania. Ma all’ultimo decisi di tacere perché improvvisamente avvertii l’urgenza di far vedere qualcos’altro a Mindy, prima ancora delle pittoresche stradine che Lucius aveva percorso da bambino. Sporgendomi in avanti, mi rivolsi all’autista nel mio rumeno sgangherato: «Se opreste cind ai lui Vladescu casa, te rog». Mindy sollevò lo sguardo stupefatta, ma io ero sicura che la grammatica, per non parlare della pronuncia, fosse tutt’altro che corretta. Tuttavia l’autista, una delle guardie austere che tempo addietro mi aveva trattenuto per le braccia nel buio della foresta, sembrò capire, poiché annuì, senza distogliere lo sguardo da quella strada contorta, e rispose: «Da, bineinteles». «Che sta succedendo?» mi chiese Mindy, stranamente a suo agio per essere alla sua prima visita in Romania con un vampiro al volante di un lussuoso SUV. «Allora?» «Stiamo per fermarci» dissi. «C’è una cosa che vorrei mostrarti». «Cosa…?» Ma prima che potesse finire la frase, il SUV rallentò accostandosi al ciglio della strada e io le indicai qualcosa alle sue spalle, esortandola a guardare fuori dal finestrino. Lei si voltò ed ebbe la reazione che mi aspettavo, perché era quella che ebbi anch’io, quando Dorin si fermò più o meno in quel punto. Lo stesso misto di meraviglia, incredulità e forse un pizzico di paura che mi aveva lasciato a bocca aperta, incapace, come Mindy ora, di pensare o dire altro se non… «Allora posti del genere esistono davvero…»


 
Capitolo 3

«Mi stai dicendo che quella sarà casa tua?» chiese Mindy, con gli occhi ancora fissi sulla slanciata, superba dimora dei Vladescu. Fece un passo avanti, avvicinandosi pericolosamente al burrone, così l’afferrai per una manica perché non precipitasse dalle pareti anguste e ripide della vallata che ci separava dalla casa di Lucius. Ma Mindy era come ipnotizzata e non sembrò nemmeno accorgersi del mio gesto. «Vi sposerete lì, no?» Era difficile distinguere lo stupore dalla preoccupazione nel tono della sua voce. Forse erano presenti entrambi. O forse ero io a proiettare su di lei i sentimenti contrastanti che nutrivo nei confronti della mia futura casa. Lasciando andare la manica di Mindy, mi riparai gli occhi dal sole e mi misi a studiare insieme a lei l’enorme castello nel quale sarei presto andata a vivere con Lucius. Il vasto edificio di pietra, delle dimensioni di un piccolo – ma nemmeno tanto – quartiere di città, era senza dubbio imponente. Sembrava uscito da una favola. Eppure, mentre i miei occhi percorrevano il suo svettante profilo, costellato di guglie e torrette appuntite e dominato da un’alta torre di guardia, non potei fare a meno di pensare, con un lieve fremito d’apprensione, che le favole avevano sempre risvolti oscuri. Bambini che si perdevano nei boschi e s’imbattevano in streghe che non vedevano l’ora di infilarli nel forno. Una manciata di briciole poteva condurti dritto fra le braccia di un gigante arrabbiato. E, come mi aveva ricordato anche Lucius proprio all’ombra delle mura che stavo osservando, le ragazze innocenti potevano finire sbranate dai lupi, se non restavano sempre all’erta… Mindy interruppe il flusso dei miei pensieri con un piccolo, dolce fischio. «Quel posto è…» Sembrava non trovare le parole, ma avrei potuto benissimo aiutarla io. Enorme. Stupendo. Imponente. Spaventoso? «Sì, lo so» annuii, abbandonando le braccia lungo i fianchi e guardandola. «É quasi impossibile definirlo a parole». Finalmente riuscì a distogliere lo sguardo e a guardarmi negli occhi. «Quando mi hai detto che vi sareste sposati a “casa” di Lucius, non pensavo ti riferissi a un… castello vero e proprio». La guardai dritto negli occhi, perché per la prima volta da quando Lucius era entrato nella mia vita – a dire la verità, da quando eravamo amiche – credetti di scorgere nel suo sguardo un lampo d’invidia. Ma svanì così velocemente che non ero nemmeno sicura di averlo visto. Si stava facendo buio e non riuscivo a vedere bene… Mindy tornò a osservare la vallata, come se qualcosa la spingesse a guardare quel maestoso edificio e i suoi contorni, sempre più nitidi mano a mano che il tramonto avanzava. «Esattamente in quale stanza vi sposerete?» chiese. «C’è una stanza speciale per le cerimonie? Perché sembra grande abbastanza da ospitare anche un luogo del genere». Osservando le torri, i cortili e le finestre alte e strette, io stessa cercai di immaginare quale mai potesse essere il luogo destinato alla nostra cerimonia. «Lucius non me l’ha voluto dire» confessai. Mindy si voltò di scatto verso di me, sconvolta. «Che cosa? Stai scherzando?» Sebbene non avesse mai avuto un ragazzo – proprio come me non molto tempo prima – Mindy aveva iniziato a programmare le sue nozze da quando aveva circa cinque anni. Non avrebbe permesso a nessuno al mondo, nemmeno al suo innamorato, di scegliere lo scenario in cui si sarebbe svolto l’evento più importante della sua vita. Sicuramente non se il luogo in questione conteneva delle collezioni di armi e nascondeva un passato sanguinario. No, Mindy avrebbe insistito per vedere la stanza… o la sala… o qualsiasi luogo suo marito avesse scelto per legarsi a lei per la vita. «L’unica cosa che so è che non ho ancora visto il posto» le dissi. «Lucius me l’ha tenuto nascosto di proposito quando mi ha mostrato il resto del castello». E il labirinto sotterraneo, molto simile a una prigione, dove Lucius aveva detto di essere stato più volte “redarguito”, tanto per usare un eufemismo… «Jess, sei sicura di non voler vedere dove vi scambierete i voti?» mi chiese Mindy, preoccupata – anzi allarmata. «È il tuo matrimonio!» «Lo so,» dissi «credimi, ci ho pensato!». Ero rimasta piuttosto sconcertata, quando Lucius mi aveva chiesto di concedere a lui l’onore di scegliere il posto. Ma quando in seguito avevo ritirato fuori il discorso, il mio futuro marito mi aveva detto: «Conosco io il luogo perfetto». Poi aveva inarcato le sopracciglia scure e, rivolgendomi uno sguardo furbetto, mi aveva chiesto: «Ti fidi di me, Antanasia?». Quella volta avevo studiato a fondo i suoi occhi ombrosi, misteriosi, bellissimi per un lungo istante, sapendo bene che in quel momento stavo rinunciando per sempre, per l’eternità, alla possibilità di scegliere dove si sarebbero svolte le nozze… e ricordando che il vampiro che avevo davanti mi aveva sorpreso, non molto tempo prima, puntandomi un paletto dritto al cuore. Lucius sorrideva e scherzava spesso da allora, ma qualcosa in fondo ai suoi occhi mi dava l’impressione che stesse in un certo senso mettendo alla prova il nostro legame. Che stesse accadendo qualcosa di importante fra noi. Qualcosa che aveva a che fare non tanto con la scelta del luogo delle nozze, quanto con quella cerimonia che aveva unito generazioni di vampiri prima di noi. Così mi rilassai e il suo sorriso si rispecchiò nel mio… «Jess, sveglia!» esclamò Mindy riportandomi alla realtà. «Stai sul serio permettendo a un ragazzo, per quanto affascinante, di
prendere questa decisione?» Nonostante quel pizzico di apprensione che provavo sempre alla vista della dimora dei Vladescu, questa volta mi ritrovai a sorridere, come la notte in cui avevo dato a Lucius il permesso di prendere quella decisione cruciale, e mi voltai verso Mindy dicendo, senza alcuna esitazione: «Mi fido di lui». Dopo di che diedi uno sguardo all’orologio e mi resi conto che era ora di riprendere il cammino. «Forza» le dissi tornando all’auto. «Dobbiamo raggiungere la tenuta dei Dragomir – che è molto meno sconvolgente» le anticipai, perché non rimanesse troppo delusa. «Sono certa che vorrai rilassarti e poi dovremmo prepararci per la cena e dedicare un po’ di tempo anche a mamma e papà. L’ultima volta che li avevo visti stavano per partire per una delle loro escursioni sulle montagne, alla ricerca di una pianta medicinale che papà ricordava di aver colto durante il loro ultimo soggiorno in Romania». «I tuoi sono qui?» chiese Mindy. «Sul serio?» «Ma certo» dissi sorpresa da quel suo tono. Era il mio matrimonio. Poi mi tornò in mente come mamma e papà avessero tentato di fermarmi dal correre in aiuto di Lucius in quella notte terribile, quando per poco non era stato distrutto nel fienile della famiglia Zinn. Mindy probabilmente conosceva bene i dettagli di ciò che era accaduto quella notte, di come i miei avessero nascosto le chiavi dell’auto temendo che Lucius avesse davvero ceduto al suo lato oscuro, mordendo Faith Crosse. «Ho perdonato mamma e papà molto tempo fa» dissi a Mindy, senza fare nemmeno lo sforzo di chiederle quanto effettivamente sapesse. «Cercavano solo di proteggermi. Non sapevano quanto fosse grande il pericolo al quale Lucius andava incontro». «Già» concordò Mindy, mentre ci avvicinavamo alla Lexus. Poi esitò un istante, come se le fosse venuto in mente qualcosa. Così attesi che trovasse le parole. «Jake…» disse alla fine, incerta se tirare fuori la questione del mio ex ragazzo – colui che aveva piantato un paletto nel cuore di Lucius. «Lui…» «Lui non voleva ucciderlo davvero» la rassicurai. «Al contrario, è stata tutta una messinscena per salvargli la vita. Jake è un bravo ragazzo». E questo, in un certo senso, era uno dei motivi per cui non potevo amarlo. «Eh sì, tua madre mi ha raccontato tutto» disse Mindy. «Dopo quella notte si scatenarono i pettegolezzi e ci fu una gran confusione… Non ho potuto fare a meno di andare da lei un giorno, per chiederle cosa ci fosse di vero in tutte quelle dicerie». «Lucius ha invitato anche Jake alle nozze» aggiunsi. «Si è persino offerto di pagargli il volo, tanta è la gratitudine che prova nei suoi confronti». Mindy spalancò gli occhi per la sorpresa. «E…?» Scossi la testa prima che Mindy potesse pensare che ci sarebbero stati altri compagni di scuola alla cerimonia. «Ha rifiutato. Credo che preferisca semplicemente dimenticare tutta questa storia». E dimenticare anche me, visto il modo in cui l’avevo trattato. «Be’, non posso dargli tutti i torti» disse Mindy. «Jake non sembra uno che stravede per gli eventi mondani – a maggior ragione se si tratta di un matrimonio fra vampiri». «No, non credo proprio che sarebbe a suo agio in un castello» concordai. Il fatto è che non potevo smettere di pensare a Jake come a una sorta di cavaliere dall’armatura lucente, un bravo ragazzo che aveva rischiato molto pur di salvare la vita di un compagno di classe che non gli andava nemmeno a genio. Una specie di eroe. Ma il mio destino era al fianco di qualcuno di diverso. Qualcuno che in quel momento era perfettamente a suo agio in abiti formali o si stava passando il rasoio sul mento ispido, facendo attenzione a evitare il punto in cui la pelle era segnata dalle cicatrici. O magari stava impartendo gli ultimi ordini al personale di servizio, oppure vagava nel suo studio con le mani giunte dietro la schiena, formulando mentalmente il brindisi che avrebbe proposto più tardi quella sera… Sebbene vedessi Lucius tutti i giorni, avvertii una lieve sensazione di solletico allo stomaco, come sempre mi accadeva quando pensavo a lui, così mi affrettai verso il SUV, colta dall’improvvisa urgenza di vederlo. «Dai, andiamo!» «Dove si svolgerà la cena?» chiese Mindy seguendomi. L’autista venne ad aprirci la porta e, mentre salivo, mi voltai con un sorriso da orecchio a orecchio. «Diciamo che fra poche ore avrai modo di vedere molto più da vicino la casa di Lucius!» «Oddio» mormorò Mindy, mentre entrava in macchina. «Oddio…» E per la seconda volta quel giorno, non riuscii a distinguere se fosse più emozionata o spaventata. Ma di nuovo, forse stavo solo proiettando su di lei le mie emozioni. Perché sebbene sapessi già che sulla lista dei partecipanti il nome di Jake Zinn non ci sarebbe stato, non ero troppo sicura che tutti gli altri invitati avrebbero partecipato.


 
Capitolo 4

Il castello dei Vladescu poteva anche avermi intimidito per le sue vette vertiginose e la sua storia occulta e forse le mura di pietra potevano renderlo un luogo freddo e minaccioso, ma la sala che io e Lucius avevamo destinato alla cena pre-matrimoniale organizzata per gli amici e i parenti più stretti quella sera era avvolta in un’atmosfera intima e accogliente, mentre le persone che più amavo al mondo si riunivano intorno al favoloso tavolo di mogano, illuminato solo da quattro enormi candelabri in ferro battuto, ognuno con dozzine di lumicini che proiettavano sulle pareti della stanza un lieve e incerto bagliore. Sebbene avessimo dovuto accogliere gli invitati insieme, Lucius era già arrivato da un po’ – noi eravamo in ritardo, grazie agli ultimi aggiustamenti di Mindy alle acconciature – e ci sorrise quando entrammo nella sala, venendoci incontro. «Benvenute» ci disse mettendosi al mio fianco. Poi fece scivolare la sua mano nella mia e la strinse forte. Incrociò il mio sguardo e nei suoi occhi vidi il desiderio e l’amore che bramavo da sempre. «Sei bellissima stasera, Antanasia» disse apprezzando l’abito rosso che avevo deciso di indossare per l’occasione. Un abito
lungo di seta con un intricato ricamo di brillanti Swarovski che impreziosiva il corpetto. Avevo scelto quell’abito non tanto per fare colpo su Lucius, quanto per rendere omaggio alla mia madre naturale, che notoriamente amava indossare il color cremisi. «Ho sempre pensato che il rosso ti donasse» aggiunse, tornando a guardarmi negli occhi. Sebbene i suoi fossero terribilmente neri, riuscii ugualmente a scorgere in essi un caldo bagliore, così seppi di aver sortito l’effetto che desideravo. «Ma tanto,» continuò lui scherzando «mi piacevi anche con indosso la maglietta con i cavalli arabi!». Ci scambiammo un sorriso complice al pensiero di quella maglietta su cui Lucius aveva tanto avuto da ridire in passato – la maglietta che indossavo la notte in cui tentò di sciogliere il patto e porre fine al nostro fidanzamento. Niente, però, riuscì a impedire il compiersi di un destino che tanto desideravamo… Poi lui si chinò su di me prendendomi il mento fra le mani e, mentre mi baciava sulle labbra, il mio cuore iniziò a battere forte, come sempre accadeva quando mi toccava. Arrossii questa volta, perché i miei genitori erano presenti. Non molto tempo prima mi ero sentita mortificata per il semplice fatto di esser stata sorpresa con Lucius sotto il portico, proprio mentre eravamo sul punto di baciarci. Quando ci allontanammo, lanciai subito uno sguardo a mamma e papà, per accertarmi che la mia improvvisa emancipazione – il fatto di baciare un ragazzo… un uomo… in pubblico sebbene in modo del tutto pudico e dolce – non li avesse sconvolti. Quando incrociai il loro sguardo, però, non fu facile interpretare le loro espressioni. Allora guardai Mindy e, per la seconda volta quel giorno, mi sembrò di scorgere invidia nei suoi occhi. In fin dei conti aveva una cotta per Lucius all’inizio, prima di venire a conoscenza dei sentimenti che nutrivo per lui… «Ned, Dara – che piacere vedervi» disse Lucius, interrompendo le mie supposizioni. Mi lasciò la mano per correre ad abbracciare i miei genitori. «Benvenuti nella mia casa». «Il piacere è nostro, Lucius» disse mamma, chiudendo gli occhi e stringendolo forte a sé, come solo una mamma sa fare. «Ci sei mancato». Rimasero stretti l’uno all’altra abbastanza a lungo da farmi capire che anche il mio futuro marito aveva sentito la mancanza di mia madre. Il fatto stesso che non le rispose immediatamente, mi fece pensare che Lucius, orfano di madre, stesse gustando ogni istante di quell’abbraccio materno o che fosse troppo vicino a perdere il suo solito contegno per parlare. Durante il breve periodo in cui avevano vissuto insieme nella nostra casa in Pennsylvania, mia madre era riuscita a scatenare qualcosa in Lucius e lui aveva permesso di vedere un lato segreto di sé che nemmeno io conoscevo. La parte in cui il mio forte principe guerriero era solo un bambino, bisognoso dell’amore dei suoi genitori. «Grazie per essere venuti» riuscì a dire alla fine e, sebbene il tono della sua voce fosse fermo, ero quasi certa che stesse lottando per mantenere il controllo su sentimenti che non era abituato a provare. Quando la mamma lo lasciò andare, lui raddrizzò la schiena e si rivolse a mio padre che, nonostante avesse dubitato ancor più di mamma delle intenzioni di Lucius durante le poche settimane che avevamo trascorso insieme, non era certo il tipo da rifiutare un abbraccio. I due si studiarono per un istante, finché papà non spalancò le braccia ed esclamò: «Vieni qui, ragazzo!». E lo strinse in un abbraccio vigoroso, dandogli cinque energiche pacche sulla schiena, finché Lucius, ridendo, riuscì a liberarsi e a dire: «Piano, Ned! Certo che picchi forte per essere un pacifista!». Scoppiammo tutti a ridere e io tirai finalmente un bel respiro di sollievo. Sentii le spalle rilassarsi. Non mi ero nemmeno resa conto fino a quel momento di quanto fossi tesa per via del nostro incontro. Ero sicura che i miei genitori fossero ancora preoccupati, per non dire terrorizzati, al pensiero del mio matrimonio con un vampiro di casato reale. Ma una parte di loro sapeva bene che questo momento sarebbe arrivato e, fedeli ai loro principi, mi avevano lasciato andare. Mi avevano permesso di diventare la persona adulta che volevo essere. Mi avevano permesso di scegliere Lucius e l’avevano fatto rientrare nei loro cuori. A esser sinceri, dubito che l’avessero mai fatto uscire. Lucius si avvicinò a Mindy, che di colpo mi parve un po’ nervosa, quasi in difficoltà, in un contesto così formale. O forse era solo preoccupata di rincontrare Lucius dopo tutto ciò che era accaduto in Pennsylvania. «Mmm…» disse accennando un inchino e porgendogli la mano, come se si aspettasse di vedergliela baciare. Ma Lucius la prese con garbo e tirò Mindy a sé, meno vigorosamente di mio padre, cingendola in un abbraccio di benvenuto. Poi le sussurrò: «Grazie, Melinda, grazie di essere venuta. Grazie di tutto». Prima di lasciarla andare le strinse dolcemente la mano e gli occhi di Mindy s’illuminarono. Fu allora che capii che cosa Lucius avrebbe voluto dirle davvero: grazie per aver insistito con Antanasia perché mi desse una possibilità… per aver tentato di salvarmi la vita… per aver creduto in noi quando nessun altro era disposto farlo… Lucius tornò al mio fianco, cercando di tenere a bada le emozioni che minacciavano di affiorare sul suo volto e mi posò una mano dietro la schiena, stabilendo così un contatto fra noi, come spesso soleva fare quando eravamo in pubblico. Amavo il modo in cui rivendicava sottilmente i suoi diritti su di me come in quel momento. Anch’io provavo lo stesso tipo di possessività nei suoi confronti. Sollevai lo sguardo per ammirare il suo bellissimo volto. Presto avremmo reso la nostra unione ufficiale davanti al resto del mondo… «Vogliate scusarmi» disse rivolto prima a me, poi a mamma, papà e Mindy «ma temo di dovermi gettare nella mischia, come dite voi americani». Mi guardai intorno e mi resi conto che parecchi invitati, vampiri, erano arrivati, a dispetto di ogni nostra previsione. Tra di essi vidi alcuni membri dei Dragomir, compreso zio Dorin, col viso tutto rosso per via del calore della stanza e forse anche del bicchiere di vino rosso che teneva in mano, mentre riferiva animatamente uno dei suoi aneddoti a tre dei miei cugini. Poi guardai dall’altra parte della sala, all’angolo opposto, e vidi che lo zio di Lucius, Claudiu, ci aveva raggiunto e di colpo la pace, che mi aveva donato la vista dei miei amici e della mia famiglia riunita attorno a Lucius, svanì. Claudiu era il fratello minore di Vasile. Lucius aveva distrutto quest’ultimo proprio nella casa in cui ci trovavamo… Non credevo che Claudiu avrebbe partecipato a un evento gioioso come questo. Sebbene fosse uno degli Anziani che comandavano il clan, non era mai corso buon sangue fra lui esuo nipote. Ma Lucius, che aveva sempre un occhio di riguardo per l’etichetta, aveva insistito per invitarlo, perché allontanarlo ulteriormente non avrebbe fatto altro che scatenare pericolose dinamiche. La presenza di Claudiu nella sala sembrò offuscare la luce delle candele, gettando ombre sinistre sui muri. Rimasi lì a guardarlo, ricordando che, insieme all’amore eterno, anche obblighi, politica, intrighi e diplomazia avrebbero fatto parte della mia nuova vita. Mi sarei legata al clan dei Vladescu congiungendo il mio destino a quello del vampiro che in quel momento mi teneva
la mano sulla schiena e mi diceva: «Torno subito». «Vengo con te» mi offrii, credendo fosse mio compito salutare tutti gli invitati. Ma Lucius mi fermò stringendomi dolcemente il braccio fra le mani. «Ci sarà tempo per parlare con tutti più tardi» disse con un sorriso. «Perché intanto non ti prendi cura dei nostri invitati americani e ti assicuri che siano a proprio agio? Sarò io a condurre i nostri parenti da te, com’è giusto, visto che non solo tu sei la loro futura regina ma, ancora per un giorno, sei tecnicamente un ospite qui». Gli rivolsi uno sguardo carico di gratitudine, consapevole del fatto che forse stava piegando il protocollo alle esigenze di
mamma e papà e soprattutto di Mindy, per dargli il tempo di adattarsi prima di essere lasciati soli in una festa in cui avrebbero potuto sentirsi fuori luogo. Tornai a guardarmi intorno e notai che altri invitati erano arrivati. Provai a distinguere i Vladescu dai Dragomir. Non che io stessa mi sentissi perfettamente a mio agio… in quell’istante. Rivolsi allora la mia attenzione a Lucius che con passo sicuro si stava dirigendo verso Claudiu e il gruppetto che gli gravitava attorno, e invidiai la disinvoltura con cui si muoveva all’interno del circolo di potere, a volte pericoloso, in cui anch’io stavo per entrare. Mi sorpresi ad ammirare anche altri aspetti di Lucius. La sua incredibile altezza; i suoi capelli folti e neri, più corti e ordinati del solito, per l’occasione; e l’eleganza con cui sfoggiava l’abito scuro di sartoria che aveva scelto di indossare. Le sue spalle erano imponenti sotto la giacca dal taglio perfetto, e le sue gambe sembravano particolarmente lunghe e possenti avvolte in quei pantaloni stretti in stile europeo. Ero così intenta a osservare Lucius che udii a mala pena mio
padre dire a Mindy: «Forza, Mindy, vediamo se riusciamo a rimediare qualcosa da bere». Mentre si allontanavano, mi balenò in mente che forse avrei dovuto occuparmene io. Ma la vista di Lucius mi aveva ipnotizzato e la cosa mi capitava molto spesso. Stava salutando Claudiu e gli altri, poi all’improvviso sorrise e i suoi denti, candidi come la camicia inamidata, brillarono alla luce delle candele, e il mio cuore per un istante smise di battere. Non avevo più né visto né sentito su di me i denti affilati di Lucius dalla notte in cui aveva portato a termine la mia trasformazione da mortale a vampiro. Aspettavamo di essere sposati per toccarci così di nuovo, assaporando l’attesa, quasi insopportabile considerando quanto eravamo diventati complici,
giorno dopo giorno… Mi portai la mano al petto per calmare il cuore che si era messo a correre all’impazzata. «È davvero affascinante». Fu mia madre a sussurrarmi quelle parole all’orecchio e io mi voltai di scatto, giusto in tempo per vederla sorridere, ridere quasi. Nei suoi occhi lo sguardo ironico di chi nella vita ne aveva viste tante. «Mamma!» esclamai arrossendo al pensiero che mi avesse sorpresa a guardare Lucius in quel modo. Ma mi resi conto che non ero più una ragazzina e che Lucius sarebbe presto diventato
mio marito. Avevo il diritto di guardarlo così. Presto sarei stata più simile a mamma… una donna sposata. Cercai di tenere a bada l’imbarazzo e le concessi una confidenza: «Diventa ogni giorno più bello ai miei occhi». Rubai un’altra occhiata a Lucius e lo vidi ridere di gusto mentre si passava una mano fra i capelli e conversava con suo zio come se nulla fosse. «Sì, lo penso anch’io» concordò mamma. La guardai in volto, sorpresa da quel commento, e vidi che non sorrideva più. Aveva l’aria pensierosa, ma serena, quando aggiunse: «È felice, Jessica. Ecco perché. La felicità rende belli». Le sorrisi. «Spero tanto che sia felice, mamma». Poi papà e Mindy ci raggiunsero. Papà reggeva una specie di boccale da cui non sarebbe riuscito a bere nemmeno un sorso, perché improvvisamente la voce cupa di Lucius interruppe le discrete conversazioni che stavano avendo luogo attorno a noi per annunciare: «Chiedo scusa! Vi pregherei di prendere posto. La cena sarà servita entro breve!». Mi sedetti a un capo del tavolo, Lucius si andò a sedere dal lato diametralmente opposto e gli invitati iniziarono a cercare il loro nome sui segnaposti di pergamena disposti ad arte su piattini d’argento davanti a ogni sedia a schienale alto. Quando tutti furono seduti, mi resi conto che era rimasto un posto vuoto – mancava una persona alla destra di Lucius – e per quanto mi sforzassi, non riuscivo proprio a ricordarmi chi si sarebbe dovuto sedere lì. Fui distratta, però, dall’ingresso di una silenziosa squadra di servitori in uniforme che si accinse a sottrarre i segnaposti e a sostituirli con i menù che illustravano l’elenco delle pietanze in elegante grafia. Uno a uno fecero scivolare i menù davanti ai nostri occhi. E pochi istanti dopo noi americani scoppiammo a ridere.



Capitolo 5

«Carino da parte vostra» disse papà, sorridendo prima a me poi a Lucius. «Direi quasi commovente!» Sorrisi a mia volta a Lucius, seduto dall’altra parte del tavolo, apprezzando il suo gesto sia per l’occhio di riguardo nei confronti dei miei genitori che per il delicato umorismo che lo accompagnava. La portata aggiunta all’ultimo momento al menù della serata – “Lenticchie in casseruola alla Vladescu” – faceva scherzosamente riferimento all’amore spassionato dei miei genitori per legumi e granaglie di ogni tipo, in particolar modo le lenticchie e, allo stesso tempo, era un modo per farli sentire a casa. «La casseruola è stata un’idea di Lucius» dissi loro, ignorando le espressioni sconcertate sui volti dei miei parenti vampiro. Ero sicura che sapessero cosa fossero le lenticchie, ma sia Vladescu che Dragomir non potevano conoscere il perché della loro presenza nel menù. La mamma invece sapeva bene che lo scherzo di Lucius era diretto a lei. In passato lui non aveva mai fatto mistero di ciò che pensava della sua cucina. «Dovevi chiamarmi, ti avrei dato la mia ricetta segreta, Lucius» disse lei rivolgendogli un sorriso imbronciato ma affettuoso. «L’avrei fatto volentieri!»
All’altro capo del tavolo, affiancato da due servitori, intenti a riempire di vino rosso gli slanciati calici finemente lavorati, vidi Lucius palesemente divertito dalla situazione che si era creata. «Non avrei mai osato disturbarti!» scherzò. «Vediamo un po’ cosa sarà capace di fare il mio cuoco con questo legume così versatile e ostinato. Non vedo l’ora di assaggiare la sua variazione sul tema!» All’improvviso, osservando Lucius presiedere quella lunga tavolata e mantenere sotto controllo menù e insieme conversazione, mi venne da pensare a quanto grandi e repentini fossero i cambiamenti che la mia vita stava attraversando. Meno di un anno prima, la mamma aveva letteralmente trascinato per l’orecchio Lucius fuori dalla nostra modesta sala da pranzo e l’aveva rimproverato per essere stato maleducato con Jake nel giorno del nostro primo appuntamento. Guardai prima mamma poi Lucius, riflettendo sul fatto che un episodio simile non sarebbe più potuto accadere. Mai più. E io… io stavo conducendo una vita da adulta in un nuovo paese… ma ero davvero abbastanza matura per tutto questo? Con un pizzico d’agitazione mi sistemai sulla sedia e lanciai un’occhiata a Mindy che mi apparve così piccola, giovane e vulnerabile in una situazione formale come quella. Stava studiando, con aria quasi diffidente, l’abbagliante distesa di argenteria, disposta davanti a ognuno di noi. A mia volta studiai l’incredibile numero di posate a mia disposizione, incerta su quando e come usarle, e la sensazione di sicurezza che aveva sentito dentro quando Lucius mi aveva preso per mano, vacillò nuovamente. La notte in cui scongiurai la guerra fra i due clan di vampiri reclamando il mio ruolo di leader del clan dei Dragomir, ero stata capace di esercitare la mia autorità. Ma non potevo fare a meno di chiedermi… a chi assomigliassi di più, se a Lucius, totalmente a suo agio nei panni del condottiero, o a Mindy, sorridente ma nervosa? Ero davvero pronta a sedere a capotavola, come il principe che vedevo laggiù, di fronte a me? O appartenevo di più alla schiera di coloro che sedevano ai lati del tavolo, come umili invitati alla mia festa? I due servitori incaricati di versare il vino raggiunsero Lucius e, in contemporanea, iniziarono a servire il resto degli invitati con agilità quasi coreografica. Istintivamente portai una mano sul mio bicchiere a indicare che non volevo, o meglio non potevo, bere vino. Ma poi lanciai un rapido sguardo a Lucius e vidi che lui non stava nemmeno facendo caso ai servitori. Allora guardai i miei genitori cercando un loro cenno d’approvazione, senza pensare che un sorso di vino alla mia età fosse perfettamente legittimo e che, di fatto, non avevo bisogno del loro benestare. In ogni caso non potevo non partecipare al brindisi, sebbene il sapore del vino non mi facesse impazzire. Abbassai la mano, sperando che nessuno avesse notato il mio gesto e rimasi a osservare placida il liquido scuro, quasi nero, che ricadeva nel mio calice. A lume di candela assomigliava a qualcos’altro che avrei voluto molto, molto di più. Qualcosa che bramavo con tutta me stessa, di cui sentivo addirittura la necessità. Il mio sguardo si fissò su quel liquido color inchiostro. Sangue e vino... due cose che avevo assaggiato poche volte e che d’ora in avanti avrebbero regolarmente fatto parte della mia vita... Poi con la coda dell’occhio vidi Lucius alzarsi in piedi richiamando a sé la mia attenzione – così come quella di tutti gli altri invitati – mentre sollevava in alto il calice per proclamare un brindisi. Guardandolo, capii che si stava divertendo, che quello era il suo elemento. Tuttavia ero anche totalmente consapevole che, nonostante la sua contentezza per la bella compagnia riunita, persino un ricevimento come quello fosse sotto la continua minaccia di un conflitto imminente. Qualsiasi tentennamento,
per involontario o impercettibile che fosse, poteva dar luogo a gravi ripercussioni future. Ovviamente niente di tutto questo trasparì sul volto di Lucius poco prima di pronunciare le parole che, non solo avevano il
compito di ringraziare chi aveva accettato l’invito, ma che avrebbero anche potuto in futuro scatenare una guerra, se non soppesate con la dovuta attenzione. Mi guardai intorno per osservare i Dragomir, ma soprattutto lo zio di Lucius, Claudiu, che sedeva rigido al suo posto, con le dita lunghe e pallide che seguivano lentamente, su e giù, il contorno del calice di vino, e sentii la gola che mi si serrava, come se quelle dita mi stessero sfiorando il collo. Claudiu probabilmente non avrebbe affatto disdegnato una guerra. In quanto membro degli Anziani Vladescu, aveva preso parte al complotto che vedeva Lucius aggredirmi nella nostra stanza nel bel mezzo della notte, per permettere ai Vladescu di esercitare potere incontrastato su un impero di vampiri… Spostai di nuovo lo sguardo su Lucius, di colpo terrorizzata all’idea di ciò che mi aspettava e insieme bisognosa come non mai di essere rassicurata, di sapere che il potente principe guerriero che mi stava davanti in tutta la sua autorevolezza mi avrebbe protetto da ogni pericolo. E la sua vista riuscì di nuovo a calmarmi – anche solo per un istante. Sarei sicuramente stata al sicuro insieme a lui, nella stanza che mi aveva mostrato durante il giro del castello… Non potei fare a meno di voltarmi ancora una volta verso Claudiu. Ma che ne sarebbe stato di me senza Lucius al mio fianco? Il panico mi si stava insinuando dentro così velocemente che mi ci volle un po’ per rendermi conto che Lucius non aveva ancora detto una parola. A dire la verità non stava nemmeno guardando i suoi invitati, né me. No, la sua attenzione era tutta rivolta verso la pesante porta di legno che si stava aprendo con sommessi cigolii alle mie spalle. Quando si spalancò, facendo entrare una folata di vento gelido che fece tremare violentemente le fiamme delle candele, l’espressione di Lucius mutò di colpo, facendomi mettere da parte ogni ipotesi di complotto segreto da parte di Claudiu. Iniziai lentamente a voltarmi, con l’impressione che chiunque stesse per far la sua apparizione non fosse uno dei servitori che portava altro cibo o vino. E Lucius confermò il mio sospetto: doveva trattarsi di qualcuno d’importante. «Sebbene si presenti vergognosamente in ritardo,» iniziò a dire Lucius, mentre l’ombra dell’ultimo arrivato avanzava «vi prego di dare il benvenuto al mio solo e unico fratello!».

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