domenica 29 agosto 2010

Amorgòs

Buonasera a tutti !
Mi ero ripromessa di scrivere ancora qualcosa prima di partire... e quindi eccomi qui !
Eh si... è arrivata anche per me l'ora di andare in vacanza.. sono una di quelle che le fa a settembre.
Sono un po' agitata per la partenza.. più che altro per il volo.. (odio volare, non mi piace proprio), quindi non mi sento in grado di impegnare i miei neuroni in una recensione di qualsiasi tipo.

Vi parlo molto brevemente dell'isola che mi accingo a raggiungere per trascorrere le mie vacanze.
Si chiama Amorgòs ed è nelle Cicladi. Le isole greche sono tutte belle, chi le ha viste lo sa. Però secondo me, Amorgòs è magica. Io è il terzo anno che ci vado ! (l'anno prossimo però si cambia :-))
Piuttosto difficile da raggiungere (almeno un giorno intero di viaggio) e piuttosto selvaggia sotto certi aspetti. Non ci sono mega villaggi turistici anche perchè non è grande.
Ci hanno girato un film : Le gran bleu. Un film che parla di uomini e di delfini e all'inizio è ambientato in una delle spiagge più belle dell'isola: Aghia Anna. Si raggiunge a piedi dall'alto dove si trova una piccola chiesetta bianca che ha lo stesso nome della spiaggia. Ah... tale spiaggia è si bella.. ma è piccola quanto la chiesetta.
Visibile già dal parcheggio che conduce alla spiaggia di Aghia Anna, sulla sinistra, bianchissimo, imponente, silenzioso, perfettamente incastonato nella roccia a strapiombo sul mare, appare come una visione il monastero di Hozoviotissa. Per raggiungerlo bisogna fare circa trecento scalini a piedi. Con un abbigliamento adeguato è possibile entrare a visitarlo e alla fine del giro vi viene anche offerto il liquore tipico dell'isola e, da che mi ricordo io, una specie di caramella di gelatina dolcissima.
Ci sarebbero altre duecento cose da dire e raccontare. Ho detto davvero poco e son saltata di palo in frasca, ma spero di avere attirato comunque la vostra curiosità. Vi assicuro che vale davvero la pena andarci !
Conto di scrivere altro al mio ritorno.. e intanto posso dire : Claudia 2 - pigrizia 0 !

Ciao a tutti e un bacio speciale a Faith che ha avuto la bellissima idea di questo blog !

P.s. non so come si mette la foto.. non mancherò quando torno :-)

The Wedding di Beth Fantaskey - Giunti Editore - Capitoli da 1 a 5

Vi ricordate il libro Promessi Vampiri di cui vi ho parlato? Bene spero che abbiate seguito il mio consiglio e l'abbiate letto! No? Male molto male Si? Bene molto bene
In attesa del seguito di Promessi Vampiri la Giunti Editore ha deciso di pubblicare The Wedding di Beth Franraskey. E' un regalo che l'autrice ha deciso di fare ai suoi fan raccontando il matrimonio tra Lucius e Jessica. La traduzione è di Sara Reggiani (la traduttrice del libro Promessi Vampiri). Eccovi i 22 capitoli + l'Epilogo pubblicati da Giunti (sul sito della Giunti oltre a The Wedding potete trovare tante altre notizie e novità:  http://y.giunti.it/).





Capitolo 1

Mindy Stankowicz, la mia migliore amica – se così potevo ancora considerarla, come speravo – era completamente in balia della folla di rumeni che le sfrecciava accanto, per dirigersi a passo deciso al recupero bagagli del frenetico Aeroportul Intenaţional Henri Coandă.
Volevo correrle incontro, ma rimasi ancora qualche secondo a guardarla mentre cercava il mio viso fra tutta quella gente, lanciando di tanto in tanto un’occhiata alla miriade di segnali scritti in una lingua che nemmeno i miei quattro mesi in Romania potevano ancora permettermi di decifrare. Bagaje pierdute… Conexiune gara… Carucioare bagaje… In un certo senso eravamo entrambe straniere in una terra a dir poco bizzarra, novizie alle prese con una cultura profondamente diversa da quella in cui eravamo cresciute e ora persino estranee l’una all’altra, sebbene fossimo amiche dai tempi dell’asilo. Mindy iniziò a muovere un passo, titubante – poi si fermò di nuovo, visibilmente indecisa su quale direzione prendere e lì rimase. Mi sentivo i piedi inchiodati al suolo mentre tentavo d’imbrigliare le emozioni che si erano risvegliate in me alla vista di un’amica appartenente al mio passato recente, la persona che aveva assistito a tutto ciò che mi era accaduto durante le scuole superiori, dal giorno in cui Lucius Vladescu aveva fatto ingresso nella mia vita a quello in cui avevo temuto che me lo portassero via, per sempre. Ripensando ai nostri ultimi mesi di scuola, non riuscivo ancora a distinguere se fosse stata Mindy ad abbandonarmi o se piuttosto fossi stata io ad abbandonare lei, quando la relazione con Lucius aveva iniziato a farsi più intensa. Mindy aveva cercato di aiutarmi a superare tutto ciò che stavo passando per via di Lucius, Faith Crosse e Jake Zinn, ma io l’avevo respinta per paura di dirle la verità sui miei sentimenti per Lucius – e sulla sua vera natura. Su ciò in cui io stessa mi stavo trasformando. Tuttavia il modo in cui Mindy aveva respinto il mio gesto affettuoso, un giorno, durante l’ora di ginnastica – come a voler rinnegare la nostra stessa amicizia – mi aveva ferito… Chi di noi due si era comportata peggio? In piedi in mezzo a quell’aeroporto caotico, circondata da sconosciuti che tiravano i loro bagagli giù dai nastri, mentre gli altoparlanti trasmettevano annunci nelle lingue più svariate, come in una sorta di moderna Torre di Babele, Mindy mi apparve di colpo indifesa e un dettaglio cruciale del nostro passato riaffiorò nella mia mente. La notte in cui Lucius per poco non era stato distrutto – il giorno del mio diciottesimo compleanno, quando quasi tutti, perfino i miei genitori in un certo senso, ci avevano voltato le spalle – Mindy mi aveva chiamato per avvertirmi che Lucius era in grave pericolo. Anche lei aveva avuto delle remore nei suoi confronti, temeva che avrebbe potuto farmi del male, ma alla fine si era dovuta ricredere e aveva persino tentato di salvargli la vita. L’aveva fatto per me, perché aveva già capito che l’amavo. Magari se non avessi fatto irruzione nel fienile quella notte, decisa a intervenire, le cose sarebbero andate in maniera un po’ diversa. Magari Ethan Strausser avrebbe afferrato il paletto prima di Jake e Lucius a quest’ora non sarebbe più stato fra noi… Di colpo sentii i miei piedi liberarsi e, un istante dopo, non stavo camminando verso Mindy, stavo letteralmente correndo. Senza nemmeno pensare a come le cose sarebbero state diverse fra noi – io ero un vampiro, che mi piacesse o no, e non c’eravamo più viste dopo la mia trasformazione, non avevamo nemmeno avuto il tempo di parlarne, a dir la verità – mi feci largo fra la folla e spalancai le braccia. Non appena Mindy mi vide, fece lo stesso senza la minima esitazione, nei suoi occhi solo la gioia di rivedermi, e scoppiammo in lacrime, una fra le braccia dell’altra, con un impeto tale da non lasciare nemmeno il tempo per un “ciao”. Restammo così per un istante interminabile, senza badare alle persone che ci passavano accanto maledicendoci bonariamente perché stavamo bloccando il passaggio, poi, quando finalmente riuscimmo a darci un contegno, mi affrettai a pronunciare la domanda che da tempo avrei voluto farle, ma che ero troppo spaventata dal formulare, credendo che fosse già stato tanto pretendere che venisse in Romania per prendere parte alle nozze di un’amica di cui molto probabilmente non le importava più. «Vuoi essere la mia testimone?» Mindy si scostò da me portandosi le mani agli occhi per asciugarsi il mascara che le stava colando sulle guance paffute, e disse con sorriso fermo, ma commosso: «Dannazione, Jess, pensavo che non me l’avresti più chiesto!» . Mi asciugai le lacrime a mia volta. «Avevo paura che…» Paura che mi dicessi no… che nemmeno con tutta la buona volontà avresti potuto approvare il fatto che stessi per sposare un vampiro… che non eravamo più il genere di amiche che credevo… Ma prima che trovassi le parole adatte, Mindy mi prese una mano fra le sue, impedendomi di aggiungere altro. «E chi altro
avrebbe mai dovuto occuparsi dei tuoi capelli nel giorno più importante della tua vita?» mi chiese in tono pomposo. «Eh?» All’improvviso mi venne da piangere… e da ridere. «Nessuno» risposi, consapevole che tutto ciò che c’era stato fra noi, ogni incomprensione, fosse ormai acqua passata. Consapevole che non ci fosse bisogno di dire altro. Ma forse qualcos’altro da dire c’era, perché di colpo Mindy cambiò espressione e il suo sguardo si fece serio. «Allora sei davvero…» Esitò un istante e si guardò intorno, come per controllare che non ci fossero orecchie indiscrete nelle vicinanze. Poi si avvicinò di più a me e sussurrò, così piano che a malapena riuscii a sentirla: «… un vampiro?». Io raddrizzai un po’ la schiena, per non dare l’impressione di voler nascondere la mia vera natura o che questa fosse per me motivo d’imbarazzo. Per essere completamente sincera con Mindy questa volta, dato che le avevo nascosto troppe cose in passato. «Sì. Lo sono». Mindy studiò il mio volto a lungo, come se avesse bisogno di accertarsi che fossi ancora io e non soltanto una creatura assetata di sangue che andava ben al di là della sua comprensione. A mano a mano che il suo sguardo penetrava nel mio, vidi riaffiorare il sorriso sul suo volto, questa volta più convinto, più caloroso, come se stesse mettendo definitivamente a tacere ogni dubbio su di me. Su di noi. «Ok» disse alla fine annuendo. «Va bene». Non credevo di aver bisogno dell’approvazione di nessuno, ma probabilmente avevo bisogno di quella di Mindy più di quanto pensassi, perché mi riempì di gioia sentirla dire quelle parole, a voce alta. Ciò che ero diventata… andava bene, davvero. «Grazie» dissi regalandole un sorriso ancora più luminoso. Già non stavo più nella pelle per il matrimonio con Lucius, e ora avevo anche la mia migliore accanto: questo andava a riempire una specie di vuoto nel mio cuore e, nonostante fossimo ormai adulte e io fossi sul punto di sposarmi, la presi per mano, proprio come facevamo da piccole mentre correvamo al parco. «Andiamo a recuperare i tuoi bagagli» suggerii, guidandola verso il nastro trasportatore giusto. Quando ci avvicinammo, vidi tre enormi valigie nuove di zecca, finto Louis Vuitton, che erano ormai al loro ventesimo giro sul nastro. Appena ci passarono davanti, Mindy lasciò la mia mano per afferrarne una, poi un’altra e io mi affrettai ad agguantare la terza, prima che ripartisse per un altro giro. La pesante valigia atterrò ai miei piedi con un tonfo e io rivolsi a Mindy uno sguardo smarrito. «Tre valigie? Credevo ti fermassi
solo per tre giorni, in segreto…?» Mindy allora mi guardò come se fossi impazzita. «Questo è l’evento più importante della tua vita» mi ricordò. «Ce ne vorranno di prodotti per i capelli!» Scoppiai a ridere come una pazza, in preda all’euforia. Stavo per sposare Lucius e Mindy era davvero tornata da me… «Coraggio» dissi trascinando la valigia verso l’uscita. «Lucius ha messo a nostra disposizione un autista, che ci sta aspettando qui fuori. Abbiamo così tante cose da fare» . «Ti seguo» esclamò Mindy, cercando di raggiungermi e, allo stesso tempo, di tenere in equilibrio le valigie che oscillavano pericolosamente alle sue spalle. «Non vedo l’ora!» Mi voltai a guardarla e ci scambiammo un sorriso che racchiudeva circa quindici anni di amicizia, di sogni di bambine, di speranze che un giorno avremmo incontrato l’uomo della nostra vita, ci saremmo sposate e avremmo vissuto per sempre felici e contente. Poi tornai a guardare dritta davanti a me e la condussi alla macchina. Le nozze erano ufficialmente alle porte.



Capitolo 2

«Pensavo a una pettinatura classica, con i capelli raccolti in cima alla testa» disse Mindy con il naso nascosto fra le pagine di un’edizione di Celebrity Hairs dedicata alle spose. «Ma ovviamente tutto dipende dal tuo headpiece». Ero combattuta se darle retta e considerare le varie possibilità o se abbandonarmi a osservare il mondo che mi scorreva davanti dai finestrini posteriori del SUV Lexus che Lucius aveva messo a nostra disposizione per fare ritorno dall’aeroporto. A quanto pareva Lucius aveva previsto la quantità assurda di bagagli che Mindy avrebbe portato con sé, perché il SUV era più spazioso degli altri veicoli presenti nel fornitissimo garage dei Vladescu… il cui contenuto presto sarebbe stato anche al mio servizio, per quanto stentassi ancora a crederci. Fuori dal finestrino, si apriva davanti a me una vista mozzafiato sugli imponenti Carpazi, e di tanto in tanto, quando superavamo una curva sul fianco scosceso della montagna, mi ritrovavo faccia a faccia con il cielo e nient’altro, e non potevo fare a meno di sussultare, non solo per la paura di precipitare nel vuoto, ma anche perché non potevo fare a meno di pensare che questa terra dall’aspetto ostile e selvaggio sarebbe d’ora in avanti stata la mia nuova casa. «Jess?» disse Mindy tirandomi leggermente per la manica. «Indosserai una tiara, vero? Be’, non può che essere altrimenti!» Mi voltai verso di lei giusto in tempo per scorgere nei suoi occhi un lampo di euforia al solo pensiero di partecipare a un vero e proprio matrimonio reale, uno di quelli cui nessuna delle due avrebbe mai pensato di prendere parte, nonostante i film di Walt Disney ci avessero insegnato a crederli possibili. «Sì, sarà una tiara» le confermai, chiedendomi se Mindy non fosse effettivamente più entusiasta di me all’idea del matrimonio. Non vedevo l’ora di sposarmi con Lucius, ma allo stesso tempo mi sentivo terribilmente nervosa. Sarei stata capace di seguire il protocollo adeguato a un’occasione del genere? E gli invitati, si sarebbero divertiti? Ma soprattutto, i miei parenti – sia Vladescu che Dragomir – avrebbero evitato di causare problemi? Perché questa non era certo un’ipotesi da escludere. «Muoio dalla voglia di vedere l’abito!» esclamò Mindy, riportando l’attenzione alla rivista che giaceva sulle sue ginocchia. «Scommetto che è uno spettacolo!» «Domani lo vedrai» le promisi, augurandomi che le sarebbe piaciuto. E che sarebbe soprattutto piaciuto a Lucius. L’avevo disegnato io stessa con l’aiuto del sarto di Lucius, e non era affatto un abito convenzionale. Volevo qualcosa di diverso, di speciale. Un abito che parlasse del mio passato e del mio futuro. Accennai un sorriso, pensando che quell’abito avrebbe reso giustizia all’importanza del momento che io e Lucius stavamo per vivere. Riuscivo ancora a sentire la sua voce, quando in piedi alle mie spalle in un piccolo negozio in Pennsylvania, mi disse giocherellando con i miei ricci: «Non voglio più sentirti dire che non conti nulla, Antanasia. O che non ti senti bella…». Volevo disperatamente che pensasse che fossi molto più che bella mentre lo raggiungevo sull’altare. Volevo togliergli il respiro. Non mi sarei accontentata di nessun altro tipo di reazione. Avvertii l’ansia serrarmi di nuovo la gola, così distolsi lo sguardo e tornai a guardare fuori. In quel momento scorsi in lontananza i tetti di Sighisoara. Mi venne in mente di fare una piccola deviazione per mostrare a Mindy quell’affascinante cittadina medievale, proprio come zio Dorin aveva fatto con me la prima volta che ero andata in Romania. Ma all’ultimo decisi di tacere perché improvvisamente avvertii l’urgenza di far vedere qualcos’altro a Mindy, prima ancora delle pittoresche stradine che Lucius aveva percorso da bambino. Sporgendomi in avanti, mi rivolsi all’autista nel mio rumeno sgangherato: «Se opreste cind ai lui Vladescu casa, te rog». Mindy sollevò lo sguardo stupefatta, ma io ero sicura che la grammatica, per non parlare della pronuncia, fosse tutt’altro che corretta. Tuttavia l’autista, una delle guardie austere che tempo addietro mi aveva trattenuto per le braccia nel buio della foresta, sembrò capire, poiché annuì, senza distogliere lo sguardo da quella strada contorta, e rispose: «Da, bineinteles». «Che sta succedendo?» mi chiese Mindy, stranamente a suo agio per essere alla sua prima visita in Romania con un vampiro al volante di un lussuoso SUV. «Allora?» «Stiamo per fermarci» dissi. «C’è una cosa che vorrei mostrarti». «Cosa…?» Ma prima che potesse finire la frase, il SUV rallentò accostandosi al ciglio della strada e io le indicai qualcosa alle sue spalle, esortandola a guardare fuori dal finestrino. Lei si voltò ed ebbe la reazione che mi aspettavo, perché era quella che ebbi anch’io, quando Dorin si fermò più o meno in quel punto. Lo stesso misto di meraviglia, incredulità e forse un pizzico di paura che mi aveva lasciato a bocca aperta, incapace, come Mindy ora, di pensare o dire altro se non… «Allora posti del genere esistono davvero…»


 
Capitolo 3

«Mi stai dicendo che quella sarà casa tua?» chiese Mindy, con gli occhi ancora fissi sulla slanciata, superba dimora dei Vladescu. Fece un passo avanti, avvicinandosi pericolosamente al burrone, così l’afferrai per una manica perché non precipitasse dalle pareti anguste e ripide della vallata che ci separava dalla casa di Lucius. Ma Mindy era come ipnotizzata e non sembrò nemmeno accorgersi del mio gesto. «Vi sposerete lì, no?» Era difficile distinguere lo stupore dalla preoccupazione nel tono della sua voce. Forse erano presenti entrambi. O forse ero io a proiettare su di lei i sentimenti contrastanti che nutrivo nei confronti della mia futura casa. Lasciando andare la manica di Mindy, mi riparai gli occhi dal sole e mi misi a studiare insieme a lei l’enorme castello nel quale sarei presto andata a vivere con Lucius. Il vasto edificio di pietra, delle dimensioni di un piccolo – ma nemmeno tanto – quartiere di città, era senza dubbio imponente. Sembrava uscito da una favola. Eppure, mentre i miei occhi percorrevano il suo svettante profilo, costellato di guglie e torrette appuntite e dominato da un’alta torre di guardia, non potei fare a meno di pensare, con un lieve fremito d’apprensione, che le favole avevano sempre risvolti oscuri. Bambini che si perdevano nei boschi e s’imbattevano in streghe che non vedevano l’ora di infilarli nel forno. Una manciata di briciole poteva condurti dritto fra le braccia di un gigante arrabbiato. E, come mi aveva ricordato anche Lucius proprio all’ombra delle mura che stavo osservando, le ragazze innocenti potevano finire sbranate dai lupi, se non restavano sempre all’erta… Mindy interruppe il flusso dei miei pensieri con un piccolo, dolce fischio. «Quel posto è…» Sembrava non trovare le parole, ma avrei potuto benissimo aiutarla io. Enorme. Stupendo. Imponente. Spaventoso? «Sì, lo so» annuii, abbandonando le braccia lungo i fianchi e guardandola. «É quasi impossibile definirlo a parole». Finalmente riuscì a distogliere lo sguardo e a guardarmi negli occhi. «Quando mi hai detto che vi sareste sposati a “casa” di Lucius, non pensavo ti riferissi a un… castello vero e proprio». La guardai dritto negli occhi, perché per la prima volta da quando Lucius era entrato nella mia vita – a dire la verità, da quando eravamo amiche – credetti di scorgere nel suo sguardo un lampo d’invidia. Ma svanì così velocemente che non ero nemmeno sicura di averlo visto. Si stava facendo buio e non riuscivo a vedere bene… Mindy tornò a osservare la vallata, come se qualcosa la spingesse a guardare quel maestoso edificio e i suoi contorni, sempre più nitidi mano a mano che il tramonto avanzava. «Esattamente in quale stanza vi sposerete?» chiese. «C’è una stanza speciale per le cerimonie? Perché sembra grande abbastanza da ospitare anche un luogo del genere». Osservando le torri, i cortili e le finestre alte e strette, io stessa cercai di immaginare quale mai potesse essere il luogo destinato alla nostra cerimonia. «Lucius non me l’ha voluto dire» confessai. Mindy si voltò di scatto verso di me, sconvolta. «Che cosa? Stai scherzando?» Sebbene non avesse mai avuto un ragazzo – proprio come me non molto tempo prima – Mindy aveva iniziato a programmare le sue nozze da quando aveva circa cinque anni. Non avrebbe permesso a nessuno al mondo, nemmeno al suo innamorato, di scegliere lo scenario in cui si sarebbe svolto l’evento più importante della sua vita. Sicuramente non se il luogo in questione conteneva delle collezioni di armi e nascondeva un passato sanguinario. No, Mindy avrebbe insistito per vedere la stanza… o la sala… o qualsiasi luogo suo marito avesse scelto per legarsi a lei per la vita. «L’unica cosa che so è che non ho ancora visto il posto» le dissi. «Lucius me l’ha tenuto nascosto di proposito quando mi ha mostrato il resto del castello». E il labirinto sotterraneo, molto simile a una prigione, dove Lucius aveva detto di essere stato più volte “redarguito”, tanto per usare un eufemismo… «Jess, sei sicura di non voler vedere dove vi scambierete i voti?» mi chiese Mindy, preoccupata – anzi allarmata. «È il tuo matrimonio!» «Lo so,» dissi «credimi, ci ho pensato!». Ero rimasta piuttosto sconcertata, quando Lucius mi aveva chiesto di concedere a lui l’onore di scegliere il posto. Ma quando in seguito avevo ritirato fuori il discorso, il mio futuro marito mi aveva detto: «Conosco io il luogo perfetto». Poi aveva inarcato le sopracciglia scure e, rivolgendomi uno sguardo furbetto, mi aveva chiesto: «Ti fidi di me, Antanasia?». Quella volta avevo studiato a fondo i suoi occhi ombrosi, misteriosi, bellissimi per un lungo istante, sapendo bene che in quel momento stavo rinunciando per sempre, per l’eternità, alla possibilità di scegliere dove si sarebbero svolte le nozze… e ricordando che il vampiro che avevo davanti mi aveva sorpreso, non molto tempo prima, puntandomi un paletto dritto al cuore. Lucius sorrideva e scherzava spesso da allora, ma qualcosa in fondo ai suoi occhi mi dava l’impressione che stesse in un certo senso mettendo alla prova il nostro legame. Che stesse accadendo qualcosa di importante fra noi. Qualcosa che aveva a che fare non tanto con la scelta del luogo delle nozze, quanto con quella cerimonia che aveva unito generazioni di vampiri prima di noi. Così mi rilassai e il suo sorriso si rispecchiò nel mio… «Jess, sveglia!» esclamò Mindy riportandomi alla realtà. «Stai sul serio permettendo a un ragazzo, per quanto affascinante, di
prendere questa decisione?» Nonostante quel pizzico di apprensione che provavo sempre alla vista della dimora dei Vladescu, questa volta mi ritrovai a sorridere, come la notte in cui avevo dato a Lucius il permesso di prendere quella decisione cruciale, e mi voltai verso Mindy dicendo, senza alcuna esitazione: «Mi fido di lui». Dopo di che diedi uno sguardo all’orologio e mi resi conto che era ora di riprendere il cammino. «Forza» le dissi tornando all’auto. «Dobbiamo raggiungere la tenuta dei Dragomir – che è molto meno sconvolgente» le anticipai, perché non rimanesse troppo delusa. «Sono certa che vorrai rilassarti e poi dovremmo prepararci per la cena e dedicare un po’ di tempo anche a mamma e papà. L’ultima volta che li avevo visti stavano per partire per una delle loro escursioni sulle montagne, alla ricerca di una pianta medicinale che papà ricordava di aver colto durante il loro ultimo soggiorno in Romania». «I tuoi sono qui?» chiese Mindy. «Sul serio?» «Ma certo» dissi sorpresa da quel suo tono. Era il mio matrimonio. Poi mi tornò in mente come mamma e papà avessero tentato di fermarmi dal correre in aiuto di Lucius in quella notte terribile, quando per poco non era stato distrutto nel fienile della famiglia Zinn. Mindy probabilmente conosceva bene i dettagli di ciò che era accaduto quella notte, di come i miei avessero nascosto le chiavi dell’auto temendo che Lucius avesse davvero ceduto al suo lato oscuro, mordendo Faith Crosse. «Ho perdonato mamma e papà molto tempo fa» dissi a Mindy, senza fare nemmeno lo sforzo di chiederle quanto effettivamente sapesse. «Cercavano solo di proteggermi. Non sapevano quanto fosse grande il pericolo al quale Lucius andava incontro». «Già» concordò Mindy, mentre ci avvicinavamo alla Lexus. Poi esitò un istante, come se le fosse venuto in mente qualcosa. Così attesi che trovasse le parole. «Jake…» disse alla fine, incerta se tirare fuori la questione del mio ex ragazzo – colui che aveva piantato un paletto nel cuore di Lucius. «Lui…» «Lui non voleva ucciderlo davvero» la rassicurai. «Al contrario, è stata tutta una messinscena per salvargli la vita. Jake è un bravo ragazzo». E questo, in un certo senso, era uno dei motivi per cui non potevo amarlo. «Eh sì, tua madre mi ha raccontato tutto» disse Mindy. «Dopo quella notte si scatenarono i pettegolezzi e ci fu una gran confusione… Non ho potuto fare a meno di andare da lei un giorno, per chiederle cosa ci fosse di vero in tutte quelle dicerie». «Lucius ha invitato anche Jake alle nozze» aggiunsi. «Si è persino offerto di pagargli il volo, tanta è la gratitudine che prova nei suoi confronti». Mindy spalancò gli occhi per la sorpresa. «E…?» Scossi la testa prima che Mindy potesse pensare che ci sarebbero stati altri compagni di scuola alla cerimonia. «Ha rifiutato. Credo che preferisca semplicemente dimenticare tutta questa storia». E dimenticare anche me, visto il modo in cui l’avevo trattato. «Be’, non posso dargli tutti i torti» disse Mindy. «Jake non sembra uno che stravede per gli eventi mondani – a maggior ragione se si tratta di un matrimonio fra vampiri». «No, non credo proprio che sarebbe a suo agio in un castello» concordai. Il fatto è che non potevo smettere di pensare a Jake come a una sorta di cavaliere dall’armatura lucente, un bravo ragazzo che aveva rischiato molto pur di salvare la vita di un compagno di classe che non gli andava nemmeno a genio. Una specie di eroe. Ma il mio destino era al fianco di qualcuno di diverso. Qualcuno che in quel momento era perfettamente a suo agio in abiti formali o si stava passando il rasoio sul mento ispido, facendo attenzione a evitare il punto in cui la pelle era segnata dalle cicatrici. O magari stava impartendo gli ultimi ordini al personale di servizio, oppure vagava nel suo studio con le mani giunte dietro la schiena, formulando mentalmente il brindisi che avrebbe proposto più tardi quella sera… Sebbene vedessi Lucius tutti i giorni, avvertii una lieve sensazione di solletico allo stomaco, come sempre mi accadeva quando pensavo a lui, così mi affrettai verso il SUV, colta dall’improvvisa urgenza di vederlo. «Dai, andiamo!» «Dove si svolgerà la cena?» chiese Mindy seguendomi. L’autista venne ad aprirci la porta e, mentre salivo, mi voltai con un sorriso da orecchio a orecchio. «Diciamo che fra poche ore avrai modo di vedere molto più da vicino la casa di Lucius!» «Oddio» mormorò Mindy, mentre entrava in macchina. «Oddio…» E per la seconda volta quel giorno, non riuscii a distinguere se fosse più emozionata o spaventata. Ma di nuovo, forse stavo solo proiettando su di lei le mie emozioni. Perché sebbene sapessi già che sulla lista dei partecipanti il nome di Jake Zinn non ci sarebbe stato, non ero troppo sicura che tutti gli altri invitati avrebbero partecipato.


 
Capitolo 4

Il castello dei Vladescu poteva anche avermi intimidito per le sue vette vertiginose e la sua storia occulta e forse le mura di pietra potevano renderlo un luogo freddo e minaccioso, ma la sala che io e Lucius avevamo destinato alla cena pre-matrimoniale organizzata per gli amici e i parenti più stretti quella sera era avvolta in un’atmosfera intima e accogliente, mentre le persone che più amavo al mondo si riunivano intorno al favoloso tavolo di mogano, illuminato solo da quattro enormi candelabri in ferro battuto, ognuno con dozzine di lumicini che proiettavano sulle pareti della stanza un lieve e incerto bagliore. Sebbene avessimo dovuto accogliere gli invitati insieme, Lucius era già arrivato da un po’ – noi eravamo in ritardo, grazie agli ultimi aggiustamenti di Mindy alle acconciature – e ci sorrise quando entrammo nella sala, venendoci incontro. «Benvenute» ci disse mettendosi al mio fianco. Poi fece scivolare la sua mano nella mia e la strinse forte. Incrociò il mio sguardo e nei suoi occhi vidi il desiderio e l’amore che bramavo da sempre. «Sei bellissima stasera, Antanasia» disse apprezzando l’abito rosso che avevo deciso di indossare per l’occasione. Un abito
lungo di seta con un intricato ricamo di brillanti Swarovski che impreziosiva il corpetto. Avevo scelto quell’abito non tanto per fare colpo su Lucius, quanto per rendere omaggio alla mia madre naturale, che notoriamente amava indossare il color cremisi. «Ho sempre pensato che il rosso ti donasse» aggiunse, tornando a guardarmi negli occhi. Sebbene i suoi fossero terribilmente neri, riuscii ugualmente a scorgere in essi un caldo bagliore, così seppi di aver sortito l’effetto che desideravo. «Ma tanto,» continuò lui scherzando «mi piacevi anche con indosso la maglietta con i cavalli arabi!». Ci scambiammo un sorriso complice al pensiero di quella maglietta su cui Lucius aveva tanto avuto da ridire in passato – la maglietta che indossavo la notte in cui tentò di sciogliere il patto e porre fine al nostro fidanzamento. Niente, però, riuscì a impedire il compiersi di un destino che tanto desideravamo… Poi lui si chinò su di me prendendomi il mento fra le mani e, mentre mi baciava sulle labbra, il mio cuore iniziò a battere forte, come sempre accadeva quando mi toccava. Arrossii questa volta, perché i miei genitori erano presenti. Non molto tempo prima mi ero sentita mortificata per il semplice fatto di esser stata sorpresa con Lucius sotto il portico, proprio mentre eravamo sul punto di baciarci. Quando ci allontanammo, lanciai subito uno sguardo a mamma e papà, per accertarmi che la mia improvvisa emancipazione – il fatto di baciare un ragazzo… un uomo… in pubblico sebbene in modo del tutto pudico e dolce – non li avesse sconvolti. Quando incrociai il loro sguardo, però, non fu facile interpretare le loro espressioni. Allora guardai Mindy e, per la seconda volta quel giorno, mi sembrò di scorgere invidia nei suoi occhi. In fin dei conti aveva una cotta per Lucius all’inizio, prima di venire a conoscenza dei sentimenti che nutrivo per lui… «Ned, Dara – che piacere vedervi» disse Lucius, interrompendo le mie supposizioni. Mi lasciò la mano per correre ad abbracciare i miei genitori. «Benvenuti nella mia casa». «Il piacere è nostro, Lucius» disse mamma, chiudendo gli occhi e stringendolo forte a sé, come solo una mamma sa fare. «Ci sei mancato». Rimasero stretti l’uno all’altra abbastanza a lungo da farmi capire che anche il mio futuro marito aveva sentito la mancanza di mia madre. Il fatto stesso che non le rispose immediatamente, mi fece pensare che Lucius, orfano di madre, stesse gustando ogni istante di quell’abbraccio materno o che fosse troppo vicino a perdere il suo solito contegno per parlare. Durante il breve periodo in cui avevano vissuto insieme nella nostra casa in Pennsylvania, mia madre era riuscita a scatenare qualcosa in Lucius e lui aveva permesso di vedere un lato segreto di sé che nemmeno io conoscevo. La parte in cui il mio forte principe guerriero era solo un bambino, bisognoso dell’amore dei suoi genitori. «Grazie per essere venuti» riuscì a dire alla fine e, sebbene il tono della sua voce fosse fermo, ero quasi certa che stesse lottando per mantenere il controllo su sentimenti che non era abituato a provare. Quando la mamma lo lasciò andare, lui raddrizzò la schiena e si rivolse a mio padre che, nonostante avesse dubitato ancor più di mamma delle intenzioni di Lucius durante le poche settimane che avevamo trascorso insieme, non era certo il tipo da rifiutare un abbraccio. I due si studiarono per un istante, finché papà non spalancò le braccia ed esclamò: «Vieni qui, ragazzo!». E lo strinse in un abbraccio vigoroso, dandogli cinque energiche pacche sulla schiena, finché Lucius, ridendo, riuscì a liberarsi e a dire: «Piano, Ned! Certo che picchi forte per essere un pacifista!». Scoppiammo tutti a ridere e io tirai finalmente un bel respiro di sollievo. Sentii le spalle rilassarsi. Non mi ero nemmeno resa conto fino a quel momento di quanto fossi tesa per via del nostro incontro. Ero sicura che i miei genitori fossero ancora preoccupati, per non dire terrorizzati, al pensiero del mio matrimonio con un vampiro di casato reale. Ma una parte di loro sapeva bene che questo momento sarebbe arrivato e, fedeli ai loro principi, mi avevano lasciato andare. Mi avevano permesso di diventare la persona adulta che volevo essere. Mi avevano permesso di scegliere Lucius e l’avevano fatto rientrare nei loro cuori. A esser sinceri, dubito che l’avessero mai fatto uscire. Lucius si avvicinò a Mindy, che di colpo mi parve un po’ nervosa, quasi in difficoltà, in un contesto così formale. O forse era solo preoccupata di rincontrare Lucius dopo tutto ciò che era accaduto in Pennsylvania. «Mmm…» disse accennando un inchino e porgendogli la mano, come se si aspettasse di vedergliela baciare. Ma Lucius la prese con garbo e tirò Mindy a sé, meno vigorosamente di mio padre, cingendola in un abbraccio di benvenuto. Poi le sussurrò: «Grazie, Melinda, grazie di essere venuta. Grazie di tutto». Prima di lasciarla andare le strinse dolcemente la mano e gli occhi di Mindy s’illuminarono. Fu allora che capii che cosa Lucius avrebbe voluto dirle davvero: grazie per aver insistito con Antanasia perché mi desse una possibilità… per aver tentato di salvarmi la vita… per aver creduto in noi quando nessun altro era disposto farlo… Lucius tornò al mio fianco, cercando di tenere a bada le emozioni che minacciavano di affiorare sul suo volto e mi posò una mano dietro la schiena, stabilendo così un contatto fra noi, come spesso soleva fare quando eravamo in pubblico. Amavo il modo in cui rivendicava sottilmente i suoi diritti su di me come in quel momento. Anch’io provavo lo stesso tipo di possessività nei suoi confronti. Sollevai lo sguardo per ammirare il suo bellissimo volto. Presto avremmo reso la nostra unione ufficiale davanti al resto del mondo… «Vogliate scusarmi» disse rivolto prima a me, poi a mamma, papà e Mindy «ma temo di dovermi gettare nella mischia, come dite voi americani». Mi guardai intorno e mi resi conto che parecchi invitati, vampiri, erano arrivati, a dispetto di ogni nostra previsione. Tra di essi vidi alcuni membri dei Dragomir, compreso zio Dorin, col viso tutto rosso per via del calore della stanza e forse anche del bicchiere di vino rosso che teneva in mano, mentre riferiva animatamente uno dei suoi aneddoti a tre dei miei cugini. Poi guardai dall’altra parte della sala, all’angolo opposto, e vidi che lo zio di Lucius, Claudiu, ci aveva raggiunto e di colpo la pace, che mi aveva donato la vista dei miei amici e della mia famiglia riunita attorno a Lucius, svanì. Claudiu era il fratello minore di Vasile. Lucius aveva distrutto quest’ultimo proprio nella casa in cui ci trovavamo… Non credevo che Claudiu avrebbe partecipato a un evento gioioso come questo. Sebbene fosse uno degli Anziani che comandavano il clan, non era mai corso buon sangue fra lui esuo nipote. Ma Lucius, che aveva sempre un occhio di riguardo per l’etichetta, aveva insistito per invitarlo, perché allontanarlo ulteriormente non avrebbe fatto altro che scatenare pericolose dinamiche. La presenza di Claudiu nella sala sembrò offuscare la luce delle candele, gettando ombre sinistre sui muri. Rimasi lì a guardarlo, ricordando che, insieme all’amore eterno, anche obblighi, politica, intrighi e diplomazia avrebbero fatto parte della mia nuova vita. Mi sarei legata al clan dei Vladescu congiungendo il mio destino a quello del vampiro che in quel momento mi teneva
la mano sulla schiena e mi diceva: «Torno subito». «Vengo con te» mi offrii, credendo fosse mio compito salutare tutti gli invitati. Ma Lucius mi fermò stringendomi dolcemente il braccio fra le mani. «Ci sarà tempo per parlare con tutti più tardi» disse con un sorriso. «Perché intanto non ti prendi cura dei nostri invitati americani e ti assicuri che siano a proprio agio? Sarò io a condurre i nostri parenti da te, com’è giusto, visto che non solo tu sei la loro futura regina ma, ancora per un giorno, sei tecnicamente un ospite qui». Gli rivolsi uno sguardo carico di gratitudine, consapevole del fatto che forse stava piegando il protocollo alle esigenze di
mamma e papà e soprattutto di Mindy, per dargli il tempo di adattarsi prima di essere lasciati soli in una festa in cui avrebbero potuto sentirsi fuori luogo. Tornai a guardarmi intorno e notai che altri invitati erano arrivati. Provai a distinguere i Vladescu dai Dragomir. Non che io stessa mi sentissi perfettamente a mio agio… in quell’istante. Rivolsi allora la mia attenzione a Lucius che con passo sicuro si stava dirigendo verso Claudiu e il gruppetto che gli gravitava attorno, e invidiai la disinvoltura con cui si muoveva all’interno del circolo di potere, a volte pericoloso, in cui anch’io stavo per entrare. Mi sorpresi ad ammirare anche altri aspetti di Lucius. La sua incredibile altezza; i suoi capelli folti e neri, più corti e ordinati del solito, per l’occasione; e l’eleganza con cui sfoggiava l’abito scuro di sartoria che aveva scelto di indossare. Le sue spalle erano imponenti sotto la giacca dal taglio perfetto, e le sue gambe sembravano particolarmente lunghe e possenti avvolte in quei pantaloni stretti in stile europeo. Ero così intenta a osservare Lucius che udii a mala pena mio
padre dire a Mindy: «Forza, Mindy, vediamo se riusciamo a rimediare qualcosa da bere». Mentre si allontanavano, mi balenò in mente che forse avrei dovuto occuparmene io. Ma la vista di Lucius mi aveva ipnotizzato e la cosa mi capitava molto spesso. Stava salutando Claudiu e gli altri, poi all’improvviso sorrise e i suoi denti, candidi come la camicia inamidata, brillarono alla luce delle candele, e il mio cuore per un istante smise di battere. Non avevo più né visto né sentito su di me i denti affilati di Lucius dalla notte in cui aveva portato a termine la mia trasformazione da mortale a vampiro. Aspettavamo di essere sposati per toccarci così di nuovo, assaporando l’attesa, quasi insopportabile considerando quanto eravamo diventati complici,
giorno dopo giorno… Mi portai la mano al petto per calmare il cuore che si era messo a correre all’impazzata. «È davvero affascinante». Fu mia madre a sussurrarmi quelle parole all’orecchio e io mi voltai di scatto, giusto in tempo per vederla sorridere, ridere quasi. Nei suoi occhi lo sguardo ironico di chi nella vita ne aveva viste tante. «Mamma!» esclamai arrossendo al pensiero che mi avesse sorpresa a guardare Lucius in quel modo. Ma mi resi conto che non ero più una ragazzina e che Lucius sarebbe presto diventato
mio marito. Avevo il diritto di guardarlo così. Presto sarei stata più simile a mamma… una donna sposata. Cercai di tenere a bada l’imbarazzo e le concessi una confidenza: «Diventa ogni giorno più bello ai miei occhi». Rubai un’altra occhiata a Lucius e lo vidi ridere di gusto mentre si passava una mano fra i capelli e conversava con suo zio come se nulla fosse. «Sì, lo penso anch’io» concordò mamma. La guardai in volto, sorpresa da quel commento, e vidi che non sorrideva più. Aveva l’aria pensierosa, ma serena, quando aggiunse: «È felice, Jessica. Ecco perché. La felicità rende belli». Le sorrisi. «Spero tanto che sia felice, mamma». Poi papà e Mindy ci raggiunsero. Papà reggeva una specie di boccale da cui non sarebbe riuscito a bere nemmeno un sorso, perché improvvisamente la voce cupa di Lucius interruppe le discrete conversazioni che stavano avendo luogo attorno a noi per annunciare: «Chiedo scusa! Vi pregherei di prendere posto. La cena sarà servita entro breve!». Mi sedetti a un capo del tavolo, Lucius si andò a sedere dal lato diametralmente opposto e gli invitati iniziarono a cercare il loro nome sui segnaposti di pergamena disposti ad arte su piattini d’argento davanti a ogni sedia a schienale alto. Quando tutti furono seduti, mi resi conto che era rimasto un posto vuoto – mancava una persona alla destra di Lucius – e per quanto mi sforzassi, non riuscivo proprio a ricordarmi chi si sarebbe dovuto sedere lì. Fui distratta, però, dall’ingresso di una silenziosa squadra di servitori in uniforme che si accinse a sottrarre i segnaposti e a sostituirli con i menù che illustravano l’elenco delle pietanze in elegante grafia. Uno a uno fecero scivolare i menù davanti ai nostri occhi. E pochi istanti dopo noi americani scoppiammo a ridere.



Capitolo 5

«Carino da parte vostra» disse papà, sorridendo prima a me poi a Lucius. «Direi quasi commovente!» Sorrisi a mia volta a Lucius, seduto dall’altra parte del tavolo, apprezzando il suo gesto sia per l’occhio di riguardo nei confronti dei miei genitori che per il delicato umorismo che lo accompagnava. La portata aggiunta all’ultimo momento al menù della serata – “Lenticchie in casseruola alla Vladescu” – faceva scherzosamente riferimento all’amore spassionato dei miei genitori per legumi e granaglie di ogni tipo, in particolar modo le lenticchie e, allo stesso tempo, era un modo per farli sentire a casa. «La casseruola è stata un’idea di Lucius» dissi loro, ignorando le espressioni sconcertate sui volti dei miei parenti vampiro. Ero sicura che sapessero cosa fossero le lenticchie, ma sia Vladescu che Dragomir non potevano conoscere il perché della loro presenza nel menù. La mamma invece sapeva bene che lo scherzo di Lucius era diretto a lei. In passato lui non aveva mai fatto mistero di ciò che pensava della sua cucina. «Dovevi chiamarmi, ti avrei dato la mia ricetta segreta, Lucius» disse lei rivolgendogli un sorriso imbronciato ma affettuoso. «L’avrei fatto volentieri!»
All’altro capo del tavolo, affiancato da due servitori, intenti a riempire di vino rosso gli slanciati calici finemente lavorati, vidi Lucius palesemente divertito dalla situazione che si era creata. «Non avrei mai osato disturbarti!» scherzò. «Vediamo un po’ cosa sarà capace di fare il mio cuoco con questo legume così versatile e ostinato. Non vedo l’ora di assaggiare la sua variazione sul tema!» All’improvviso, osservando Lucius presiedere quella lunga tavolata e mantenere sotto controllo menù e insieme conversazione, mi venne da pensare a quanto grandi e repentini fossero i cambiamenti che la mia vita stava attraversando. Meno di un anno prima, la mamma aveva letteralmente trascinato per l’orecchio Lucius fuori dalla nostra modesta sala da pranzo e l’aveva rimproverato per essere stato maleducato con Jake nel giorno del nostro primo appuntamento. Guardai prima mamma poi Lucius, riflettendo sul fatto che un episodio simile non sarebbe più potuto accadere. Mai più. E io… io stavo conducendo una vita da adulta in un nuovo paese… ma ero davvero abbastanza matura per tutto questo? Con un pizzico d’agitazione mi sistemai sulla sedia e lanciai un’occhiata a Mindy che mi apparve così piccola, giovane e vulnerabile in una situazione formale come quella. Stava studiando, con aria quasi diffidente, l’abbagliante distesa di argenteria, disposta davanti a ognuno di noi. A mia volta studiai l’incredibile numero di posate a mia disposizione, incerta su quando e come usarle, e la sensazione di sicurezza che aveva sentito dentro quando Lucius mi aveva preso per mano, vacillò nuovamente. La notte in cui scongiurai la guerra fra i due clan di vampiri reclamando il mio ruolo di leader del clan dei Dragomir, ero stata capace di esercitare la mia autorità. Ma non potevo fare a meno di chiedermi… a chi assomigliassi di più, se a Lucius, totalmente a suo agio nei panni del condottiero, o a Mindy, sorridente ma nervosa? Ero davvero pronta a sedere a capotavola, come il principe che vedevo laggiù, di fronte a me? O appartenevo di più alla schiera di coloro che sedevano ai lati del tavolo, come umili invitati alla mia festa? I due servitori incaricati di versare il vino raggiunsero Lucius e, in contemporanea, iniziarono a servire il resto degli invitati con agilità quasi coreografica. Istintivamente portai una mano sul mio bicchiere a indicare che non volevo, o meglio non potevo, bere vino. Ma poi lanciai un rapido sguardo a Lucius e vidi che lui non stava nemmeno facendo caso ai servitori. Allora guardai i miei genitori cercando un loro cenno d’approvazione, senza pensare che un sorso di vino alla mia età fosse perfettamente legittimo e che, di fatto, non avevo bisogno del loro benestare. In ogni caso non potevo non partecipare al brindisi, sebbene il sapore del vino non mi facesse impazzire. Abbassai la mano, sperando che nessuno avesse notato il mio gesto e rimasi a osservare placida il liquido scuro, quasi nero, che ricadeva nel mio calice. A lume di candela assomigliava a qualcos’altro che avrei voluto molto, molto di più. Qualcosa che bramavo con tutta me stessa, di cui sentivo addirittura la necessità. Il mio sguardo si fissò su quel liquido color inchiostro. Sangue e vino... due cose che avevo assaggiato poche volte e che d’ora in avanti avrebbero regolarmente fatto parte della mia vita... Poi con la coda dell’occhio vidi Lucius alzarsi in piedi richiamando a sé la mia attenzione – così come quella di tutti gli altri invitati – mentre sollevava in alto il calice per proclamare un brindisi. Guardandolo, capii che si stava divertendo, che quello era il suo elemento. Tuttavia ero anche totalmente consapevole che, nonostante la sua contentezza per la bella compagnia riunita, persino un ricevimento come quello fosse sotto la continua minaccia di un conflitto imminente. Qualsiasi tentennamento,
per involontario o impercettibile che fosse, poteva dar luogo a gravi ripercussioni future. Ovviamente niente di tutto questo trasparì sul volto di Lucius poco prima di pronunciare le parole che, non solo avevano il
compito di ringraziare chi aveva accettato l’invito, ma che avrebbero anche potuto in futuro scatenare una guerra, se non soppesate con la dovuta attenzione. Mi guardai intorno per osservare i Dragomir, ma soprattutto lo zio di Lucius, Claudiu, che sedeva rigido al suo posto, con le dita lunghe e pallide che seguivano lentamente, su e giù, il contorno del calice di vino, e sentii la gola che mi si serrava, come se quelle dita mi stessero sfiorando il collo. Claudiu probabilmente non avrebbe affatto disdegnato una guerra. In quanto membro degli Anziani Vladescu, aveva preso parte al complotto che vedeva Lucius aggredirmi nella nostra stanza nel bel mezzo della notte, per permettere ai Vladescu di esercitare potere incontrastato su un impero di vampiri… Spostai di nuovo lo sguardo su Lucius, di colpo terrorizzata all’idea di ciò che mi aspettava e insieme bisognosa come non mai di essere rassicurata, di sapere che il potente principe guerriero che mi stava davanti in tutta la sua autorevolezza mi avrebbe protetto da ogni pericolo. E la sua vista riuscì di nuovo a calmarmi – anche solo per un istante. Sarei sicuramente stata al sicuro insieme a lui, nella stanza che mi aveva mostrato durante il giro del castello… Non potei fare a meno di voltarmi ancora una volta verso Claudiu. Ma che ne sarebbe stato di me senza Lucius al mio fianco? Il panico mi si stava insinuando dentro così velocemente che mi ci volle un po’ per rendermi conto che Lucius non aveva ancora detto una parola. A dire la verità non stava nemmeno guardando i suoi invitati, né me. No, la sua attenzione era tutta rivolta verso la pesante porta di legno che si stava aprendo con sommessi cigolii alle mie spalle. Quando si spalancò, facendo entrare una folata di vento gelido che fece tremare violentemente le fiamme delle candele, l’espressione di Lucius mutò di colpo, facendomi mettere da parte ogni ipotesi di complotto segreto da parte di Claudiu. Iniziai lentamente a voltarmi, con l’impressione che chiunque stesse per far la sua apparizione non fosse uno dei servitori che portava altro cibo o vino. E Lucius confermò il mio sospetto: doveva trattarsi di qualcuno d’importante. «Sebbene si presenti vergognosamente in ritardo,» iniziò a dire Lucius, mentre l’ombra dell’ultimo arrivato avanzava «vi prego di dare il benvenuto al mio solo e unico fratello!».

sabato 28 agosto 2010

La rilegatrice del fiume di Anne Delaflotte Mehedevi - Frassinelli Editore

Anne Delaflotte Mehedevi nasce in Borgogna e cresce in un paesino vicino a quello in cui è vissuta Colette* studia diritto internazionale e coltiva la passione per la musica, suonando il pianoforte e studiando canto lirico. Dal 1993 vive con il marito americano a Praga, dove ha aperto una libreria internazionale. Dopo la nascita del primo figlio ha imparato il mestiere di rilegatrice e ha cominciato a scrivere.

"Stavo per mettermi al lavoro, per far saltar via le vecchie copertine. In quel momento qualcuno bussò alla porta. Stavo per scrivere tamburellò, ma no, non era così. Quel qualcuno bussava con una tale determinazione che ebbi un pò paura. Non si bussa a quel modo alla porta di un rilegatore."

Questo romanzo narra la storia di Mathilde, di un paesino, di un libro e di un lavoro antico. Mathilde Berger ha due passioni, Cirano di Bergerac e il lavoro di rilegatrice. Lavora come diplomatica a Parigi ma sente che quella non è la sua strada nella vita, si dimette, lascia la grande città e torna in un piccolo paesino francese nella Dorgogna, Montlaudun, nella casa affacciata sul fiume ereditata alla morte di suo nonno.

"Il nostro vicolo è fuori dal tempo. Se è trafficato, è perchè è vecchiotto, perchè è un concentrato di paesino nella cittadina. La gente ci passeggia perchè è pittoresco, per le case a graticcio superstiti, tra cui la mia."

Ristruttura la casa e il laboratorio del nonno. Lui era un rilegatore di libri antichi e ha insegnato la sua arte anche a Mathilde che ha sempre amato suo nonno e il suo lavoro. Oltre alla passione per il lavoro di rilegatrice, l'uomo le ha tramandato la passione per Cirano di Bergerac; Mathilde ne possiede diverse copie e non si stanca mai di leggerlo e rileggerlo fino a consumarlo. La sua casa è situata in un vicolo di artigiani: André proprietario di un vecchio forno, Sebastien il calzolaio, il signor Roche l'orologiaio, e tanti altri. Tutti che continuano a portare avanti vecchi lavori ormai perduti nel tempo. Una mattina di vento e pioggia alla porta della nostra rilegatrice si presenta un bellissimo uomo che le commissiona la rilegatura di un vecchio libro di fattura pregevole, costituito da disegni a matita e da acquarelli. L'uomo che ha l'aria più malconcia del suo libro, esprime chiaramente ciò che vuole, il vecchio volume deve essere restaurato mantenendo il più possibile i materiali originali e deve essere pronto per sabato perchè deve consegnarlo ad una persona che viene da lontano. Mathilde affascinata dall'enigmatico sconosciuto decide immediatamente di accontentarlo, lascerà indietro gli altri lavori per finire in tempo. Anche dopo ore che l'uomo è andato via la donna non riesce a pensare a niente altro che non sia lui e il suo libro. Inizia subito a lavorare sul libro da lei rinominato il "fanum" in quanto costituito da 150 tavole disegnate e dipinte, che vedono come soggetto la costruzione di un edificio che va abbellendosi via via fino al centro della raccolta per poi tornare allo stato primario dalla metà del libro fino all'ultima pagina. Chi è il misterioso proprietario del fanum? Chi è la persona che viene da lontano a cui il fanum è destinato? Perchè l'uomo non posa mai lo sguardo sul volume pur volendo restaurarlo senza badare a spese? Queste e un altro miliardo di domande avvolgono la mente di Mathilde. Desidera rivederlo al più presto, mercoledì le avrebbe telefonato per sapere a che punto è con il lavoro e sabato l'avrebbe finalmente rivisto; chissà forse sarebbe stato più loquace o lei sarebbe riuscita a porgli qualche domanda qua e là per conoscerlo meglio. Purtroppo per la nostra Mathilde il destino ha altri piani, infatti il giorno dopo André la informa che lo sconosciuto mentre si recava alla stazione per prendere il treno è stato investito ed è morto sul colpo. Cosa fare a questo punto? Nessuno conosce l'identità del morto, non ha documenti con se, il suo cadavere giace all'ospedale con il rischio che nessun parente reclami le sue spoglie. La dolce rilegatrice non può permettere tutto questo, inizia quindi a cercare ogni traccia, ogni indizio che possa dare un'identità al morto e che la possa portare alla persona destinataria del libro. Con l'aiuto dei suoi amici del vicolo e del fanum Mathilde verrà a capo di un mistero rimasto sepolto per molto tempo e incontrerà l'uomo che le salverà la vita in molti sensi.

"Qualcuno bussava alla porta, con calma e leggerezza...Non era André, la porta della panetteria non aveva scampanellato... Mi alzai per aprire, il cuore che mi batteva più in fretta del solito. Non si bussa a quell'ora e a quel modo alla porta di un rilegatore."

E' una storia dolce e romantica che racconta di posti fuori dal tempo, di antichi lavori, di anime nobili e fragili. Quando finirete di leggere questo romanzo il profumo di terra, humus, di felci e di pioggia rimarrà con voi per molto molto tempo...


*Colette (da Wikipedia), pseudonimo di Sidonie-Gabrielle Colette (Saint-Sauveur-en-Puisaye, 28 gennaio 1873 – Parigi, 3 agosto 1954), è stata una scrittrice francese, considerata fra i maggiori della prima metà del XX secolo. Insignita delle più importanti onorificenze accademiche, nonché Grand’Ufficiale della Legion d'onore, fu la prima donna nella storia della Repubblica Francese a ricevere funerali di stato. Colette è stata una delle grandi protagoniste della sua epoca, un mito nazionale: oltre che scrittrice prolifica fu attrice di music-hall, spesso nuda durante le sue esibizioni, autrice e critico teatrale, giornalista e caporedattore, sceneggiatrice e critico cinematografico, estetista e commerciante di cosmetici. Ebbe tre mariti e un amante più giovane di lei di trent’anni, più volte fu al centro di scandali per le sue disinibite relazioni sentimentali con alcune personalità mondane, di ambo i sessi, della società francese.
Pur non provando simpatia per le femministe della sua epoca, la sua vita e la sua opera letteraria furono la testimonianza di una donna libera, anticonformista ed emancipata, che sfidò le convenzioni e le restrizioni morali dell’epoca, e che contribuì a rompere certi tabù femminili già a partire dalla sua prima creazione letteraria, il personaggio di Claudine "dall’ammiccante selvatichezza, dalla spregiudicata sensualità" e, come la definirà Willy, "una tahitiana prima dell’avvento dei missionari, più amorale che immorale". La fortunata serie delle Claudine, piena di un certo pigmento erotico, ai primi del XX secolo rivestiva un carattere osé notevole, e tuttora il primo romanzo della serie, Claudine a scuola, è inserito nella guida bibliografica dell’Opus Dei fra i libri proibiti.

venerdì 27 agosto 2010

La figlia del docoratore di Rachel Hore - Corbaccio Editore

Eccomi di nuovo qui con voi, son tornata in Italia quindi non dovrei più avere problemi di connessione. Lasciatemi dire che ho passato delle bellissime vacanze e sono mooolto dispiaciuta che siano finite anche perchè ho conosciuto tante persone veramente carine, magari prossimamente vi racconterò qualcosa eh eh eh, per il momento veniamo alla recensione di oggi. In vacanza ho trovato naturalmente il tempo per leggere quindi eccomi a parlavi di questa scrittrice, Rachel Hore e del suo libro.

Responsabile editoriale per la narrativa di una casa editrice londinese, Rachel Hore scrive dal 2001. Collabora con il Guardian, l'Independent on Sunday e Literary Reviews, e insegna editoria presso l'Università of East Anglia. Vive a Norwich, nel Norfolk, con il marito, lo scrittore D.J. Taylor, e i loro tre figli. Corbaccio ha pubblicato con successo, Una casa da sogno e Il giardino dei ricordi. Il suo sito internet è http://www.rachelhore.co.uk/


"Non avevo fatto niente, eppure una vita nuova si stava costruendo intorno a me. Mi sentivo trascinata da tutto ciò. Quando finalmente mi addormentai, sognai di trovarmi fra le braccia protettive di un grande angelo che volava alto sopra la città, con i gioielli scintillanti delle sue luci, il nero serpente luccicante del fiume, i campanili argentati delle chiese, il bagliore del vetro dei moderni grattacieli, tutto disteso sotto di me. Eravamo così in alto che l'unico suono che si udiva era il battere ritmico delle ali."

Londra 3 settembre 1993, Frances Morrison fa ritorno a casa, l'ultimo posto dove avrebbe voluto trovarsi. E' stato Zac, l'assistente di suo padre a Minster Glass, a rintracciarla per chiederle di tornare perchè Edward Morrison è in ospedale in gravi condizioni a causa di un ictus. Ed eccola dopo dieci anni passati in giro per il mondo in tournée, davanti alla bottega paterna per affrontare i fantasmi del passato. Fran abitava nell'appartamento sopra la bottega con suo padre che l'aveva cresciuta da solo, in quanto la moglie era morta in un incidente quando lei aveva due anni. Non conosce niente di sua madre ha solo una foto in bianco e nero che la ritrae trovata per caso in un libro. Suo padre si rifiuta di parlare della moglie, chiuso nel suo dolore, pur amando profondamente la figlia non riesce a colmare il silenzio che anno dopo anno li separano. Fran crescendo aveva preso lezioni di musica, aveva una bella voce e suonava la tuba; le era sembrata la cosa più ovvia abbandonare la sua casa e andare in giro per il mondo in concerto, ma adesso tutto è cambiato suo padre aveva bisogno di lei ed era tornata. Minster Glass è la bottega artigiana di suo padre che crea vetri meravigliosi, e tocca a lei sostituirlo fino a quando non si sarà ripreso. A Minster Glass, Fran incomincerà un nuovo percorso di vita che la porterà a scoprire se stessa, mentre continua il lavoro di suo padre, il restauro di una splendida vetrata della chiesa di St.Martin che raffigura un angelo commissionata dal reverendo Quentin, aiutata da Zac e da un misterioso diario trovato nella soffitta della bottega scritto da Laura Brownlow vissuta nella stessa zona di Londra alla fine dell'ottocento, Fran conoscerà le origini di Minster Glass, ritroverà amici d'infanzia, troverà il vero amore e avrà finalmente tutte le risposte alle domande su sua madre a cui per anni il padre non aveva dato voce. Quando Fran terminerà la lettura del diario di Laura e il restauro della vetrata troverà finalmente la sua strada, ciò che il suo cuore desidera.

Che dire di questo romanzo è un percorso lento e doloroso di due vite: quella di Laura e quella di Frances, due donne che vivono in epoche diverse ma che hanno in comune lo stesso desiderio, trovare la felicità. Felicità che parola effimera, cos'è la felicità? Per Laura è il poter affermare se stessa, combattere per quello in sui si crede. Diario di Laura: "Nel prendere quello che vogliamo dalla vita noi distruggiamo. E' questo che fa infuriare la mamma, credo: la mia ostinazione, il mio egoismo. Forse ha ragione. Ma forse, anche non è più facile fare del bene agli altri se noi siamo felici?"
Per Fran trovare il suo posto nel mondo:
"Rimasi lì sul marciapiede, in cappotto e cuffia, con gli occhi alzati a guardare la scritta Minster Glass, proprio come avevo fatto qualche mese prima quando ero tornata a Londra. Quante cose erano cambiate in quel breve lasso di tempo. Avevo perduto mio padre e trovato mia madre. Avevo contribuito a ricreare una bellissima vetrata e nel farlo avevo scoperto tutta una storia del passato, la storia di persone della mia famiglia e di questa bottega, che adesso era mia. Qualunque cosa succedesse, che Zac tornasse a casa o meno, avevo trovato il mio posto nel momdo."
Una storia romantica, a tratti forse un pò lenta, ma nel complesso un bel romanzo sopratutto la storia di Laura. Credo proprio che leggerò anche gli altri due libri della Hore.

domenica 22 agosto 2010

Millennium

Buongiorno !
eccomi qui.. sono Claudia.. dovrei essere una delle "altre".. ma.. da uno a dieci quanto sono pigra?? quattordici almeno.. E.. se in un giorno ho cento cose da fare riesco sempre ad aggiungerne una o due in più..
Ma ora ci sono.. sto scrivendo anche se non so bene se sto scrivendo nel posto giusto.. A proposito di questo.. Faith, quando ho cercato di entrare dall'invito che mi avevi mandato qualche mese fa.. mi è uscita la scritta : l'invito è scaduto :-)))

Come primo, anzi primissimo, mio post, vorrei parlare brevemente di un libro.. anzi tre libri. E' una trilogia poliziesca dal titolo Millennium. L'autore è Stieg Larsson, svedese, nato nel 1954 e morto improvvisamente subito dopo aver scritto questi tre libri, nel 2004. Millennium ha venduto oltre tre milioni di copie, quindi immagino che molti di voi conoscano già l'avvincente storia di Lisbeth Salander e Mikael Blomkvist.
Per chi non la conoscesse ecco alcune informazioni per attirarvi a leggere tutto d'un fiato questi tre libri.
Ecco i titoli : Uomini che odiano le donne, il primo. La ragazza che giocava con il fuoco, il secondo. La regina dei castelli di carta, il terzo ed ultimo. Non spaventatevi per il volume... ogni libro ha circa 700 pagine.. ma vi assicuro che una volta superate le prime cento pagine del primo... non vedrete l'ora di arrivare all'ultima parola scritta nell'ultimo libro.
All'inizio è un po' descrittivo, quindi può sembrare noioso, ma non è così. Siamo in Svezia. Millenium è il nome della rivista guidata da Mikael Blomkvist, primo protagonista che compare. Rivista specializzata in reportage di denuncia sulla corruzione e sugli "strani" affari del mondo imprenditoriale. Con lui si dà inizio ad una travolgente storia di misteri, scoop, omicidi, spie, segreti militari, fughe e gran colpi di scena. Vicino a Mikael troviamo l'indiscussa protagonista femminile, la ribelle Lisbeth Salander. Un po' inquietante il suo personaggio ma alla fine non si può fare a meno di amarla.
Non vorrei commentare oltre. I dettagli sono tutti da leggere di prima persona.
Quando l'ho finito ho pensato a tre cose : mamma mia che bello !, la prima. Strano però che l'autore sia morto improvvisamente dopo aver raccontato di traffici di prostituzione e spionaggio non del tutto inventati.. quasi quasi indago e mi trasformo in Lisbeth !, la seconda. Ma quanto mi manca Lisbeth Salander???, la terza.
Per concludere : se iniziate a leggere Millennium.... farete fatica ad andare a dormire per poter arrivare alla fine !
So che hanno fatto anche i film. Quelli non li ho ancora visti perchè di solito quando il libro mi piace così tanto non riesco a guardare il film. Ma la curiosità vincerà.. e allora ve ne parlerò.

Ecco.. non avendo mai fatto recensioni serie in vita mia non so se questa possa essere definita "recensione".
E una volta che clicco su pubblica post.. non ho idea di dove queste mie parole possano finire.. Ma la cosa importante è che per "amore" di Faith.. per oggi ho vinto io contro la pigrizia !!

buona domenica a tutti.


Paramore

Stamattina mi sono svegliata presto ... Dopo aver fatto colazione e aver oziato un po' davanti Alla TV (guardare "Scrubs" in Tedesco è IMPAGABILE !) , eccomi qui di nuovo davanti al mio fedelissimo PC portatile e in compagnia della mia fedelissima altrettanto (ahimè ) e "velocissima" connessione internet a scrivere un nuovo post.

Oggi sono in vena di parlare di musica, perciò vi consiglierò un gruppo che sto ascoltando proprio in questo momento .

I Paramore sono una band di Franklin, Tennessee e se vi piace il genere rock- alternativo penso che la apprezzerete.
La band è formata dalla cantante Hayley Williams, i chitarristi Josh Farro e Taylor York, il bassista Jeremy Davis e il batterista Zac Farro.
I tre album di cui sono in possesso ad oggi sono:
- " Brand New Eyes "(2009)
- " RIOT ! " ( 2007 )
- " All We Know It's Falling "(2005)
Una delle mie canzoni preferite dei Paramore fa parte dell'album "Brand New Eyes" e si chiama "The Only Exception" ("L'unica eccezione"). A differenza degli altri brani dell'album questo è sicuramente il più melodico e acustico , appropriato all'oggetto del testo di canzone.
Spero vi piaccia .... Enjoy!
(Video Ufficiale - http://www.youtube.com/watch?v=ojKe7VLj_UU )

sabato 21 agosto 2010

Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen

Eccomi di nuovo davanti al computer a scrivere recensioni dopo un lungo, lunghissimo periodo.
Mi scuso con tutti i possibili (e potenziali) lettori di questo blog e con la mia cara Saby che sicuramente mi avrà già data per dispersa.

Per iniziare spero che tutti voi abbiate passato delle ottime vacanze e abbiate avuto la possibilità di leggere/ascoltare/vedere i vari libri/cd/film consigliati da me e principalmente dalla Saby.
Per quanto mi riguarda le mie vacanze non possono essere definite propriamente vacanze visto che dopo la sessione di esami universitari terminati solo il 6 Agosto sono rimasta (sono ancora) in terra germanica, nella mia città di adozione, Frankfurt am Main (lascerò il nome in tedesco/inglese così da dargli un non so chè di "esotico", ah ah ah), che ha tutto tranne che le sembianze di una località ambita dai vacanzieri (niente mare, nè lago, giusto il fiume). Fortunatamente la mia permanenza qui è stata allietata dall'arrivo di graditi ospiti come la mia sorellina e il mio sant'uomo.

Nel mio tempo libero, che non è stato tantissimo (perchè nonostante la fine degli esami ho avuto da fare con la preparazione del mio trasferimento in terra inglese ed altre varie ed eventuali) ho avuto la possibilità, tra le altre cose, di leggere due libri, guardare diversi film e ovviamente ascoltare musica.

Oggi vi delizierò la recensione di uno dei due libri che ho potuto leggere: "Orgoglio e Pregiudizio" di Jane Austen.

Forse potreste chiedervi come mai ho deciso di leggere un libro di letteratura inglese, quel genere di libri che solitamente persone della mia età leggono solo se sono costretti dai propri studi, la risposta è probabilmente scontata, ma credo che i libri di "una certa età" sono per me molto spesso più affascinanti della maggior parte dei romanzi moderni.
I romanzi di Jane Austen hanno sempre come principali protagonisti delle donne "anticonformiste", e in questo particolare romanzo la protagonista, Elizabeth Bennet, incarna pienamente a mio parere la figura della donna che con grazia e determinazione si oppone alle usanze dettate dalla società inglese dei suoi tempi. Gli argomenti attorno ai quali ruota il romanzo sono il matrimonio e l'importanza dello status sociale e della preservazione dell'onore delle persone. Secondo le usanze dei tempi i matrimoni erano spesso risultato di calcoli economici e non di vero amore, così quando a Netherfield si trasferisce il ricco signor Bingley la madre di Elizabeth, la sig.ra Bennet fa di tutto, per cercare di combinare il matrimonio tra la sorella di Elizabeth, la dolce Jane, e il sig. Bingley, arrivando ad avere situazioni paradossali delle quali la Austen si prende gioco e addirittura ne sottolinea l'irrazionalità e la stupidità.
Insieme al sig.Bingley si trasferiscono anche altre persone a Netherfield e tra esse c'è il caro amico del sig. Bingley, il sig. Darcy, che è un uomo superbo e altezzoso e preoccupato per il proprio onore e per l'onore del proprio amico che lo porterà ad ostacolare il matrimonio tra Jane e il sig. Bingley (causando la scontentezza di Jane e la rabbia di Elizabeth) ed inizialmente ad essere riluttante a confessare ed ad esprimere il proprio amore per Elizabeth, poichè sia Jane che Elizabeth sono di una classe sociale inferiore a quella dei due gentiluomini.
Non vi svelerò come il libro andrà a finire e spero che dopo aver letto questa recensione avrete voglia di leggerlo. La Austen mi piace molto come autrice e ho intenzione di leggere a breve anche gli altri suoi romanzi e di vedere anche il film fatto nel 2005 di "Orgoglio e Pregiudizio" con Keira Knightley nel ruolo di Elizabeth Bennet.

giovedì 19 agosto 2010

La ragazza fantasma di Sophie Kinsella - Mondadori Editore


Sophie Kinsella, prima di diventare una scrittrice di successo, era una giornalista economica. Per Mondadori ha pubblicato diversi libri: I love shopping (2000) dal quale la Walt Disney ha prodotto un film (lasciatemi dire veramente divertente), I love shopping a New York (2002), I love shopping in bianco (2002), Sai tenere un segreto? (2003 - farò presto la recensione), I love shopping con mia sorella (2004), La regina della casa (2005 - farò presto la recensione), I love shopping per il baby (2007), Ti ricordi di me (2008 - questo devo ancora iniziare a leggerlo, ma è presente nella mia fornitissima biblioteca).
Con il suo vero nome, Madeleine Wickham, ha pubblicato sempre per Mondadori: La signora dei funerali (2008 - farò presto la recensione anche se vi anticipo già che è differente dai romanzi che scrive sotto lo pseudonimo di Sophie Kinsella, qui i suoi personaggi lasciano un pò di amaro in bocca ma vi spiegherò meglio nella recensione).
Vive a Londra con il marito e tre figli. Nel 2009 ha vinto il Glamour Women of the year Award come miglior scrittrice dell'anno.


Premetto che questa scrittrice mi piace moltissimo, oltre ad avere uno stile semplice e scorrevole, i suoi libri mi divertono veramente molto. Mi capita spesso di ridere a crepapelle da sola (e se siete sui mezzi pubblici la gente credetemi vi guarda come se foste degli alieni, forse perchè non sanno quanto può essere divertente leggere). I suoi personaggi principali sono esclusivamente femminili, ma non delle eroine senza macchia e senza paura, bensì delle vere e proprie calamità naturali. Insomma riescono a ficcarsi in guai incredibili o in situazioni decisamente paradossali.
Veniamo dunque alla trama di questo libro:
la vita di Lara non va decisamente come dovrebbe; il suo ragazzo l'ha mollata e lei non se ne fà una ragione continuando a tormentarlo; la società di cacciatori di teste, la L&N Executive Recruitment, che ha aperto con la sua migliore amica dai tempi della scuola, Natalie, non decolla (sarà anche dovuto al fatto che la sua "amica" è partita per una vacanza e non è più tornata lasciando Lara in "braghe di tela?" come si suol dire); la sorella Tonya non perde occasione per umiliarla e cigliegina sulla torta i suoi genitori la credono pazza. Eh si è proprio il caso di dire non c'è limite al peggio ah ah ah o forse no...ebbene si, se era possibile peggiorare la situazione Lara ci riesce benissimo quando viene trascinata dai suoi genitori al funerale della sconosciuta prozia Sadie che da anni viveva in una casa di riposo. Nel bel mezzo della cerimonia compare una giovanissima ragazza vestita con abiti degli anni venti che continua ad urlare "dov'è la mia collana? voglio la mia collana." Inutile dire che l'unica in grado di vedere e sentire la ragazza è Lara che con sgomento si rende conto che è un fantasma e che sta parlando proprio con lei; continua ininterrottamente a ripetere la stessa frase chiedendo, anzi ordinando alla povera Lara (che a questo punto comincia a pensare che forse i suoi genitori non hanno torto nel crederla un pò esaurita) di aiutarla a trovare la collana. Il fantasma altri non è che la prozia Sadie, che alla fine della commemorazione verrà cremata, quindi come aiutarla? Non c'è sicuramente abbastanza tempo...occorre dunque sospendere il funerale...ma come...ma certo: Lara si alza in piedi dichiarando che è assolutamente necessario interrompere la funzione perchè la prozia Sadie è stata assassinata! Ora vi lascio immaginare il parapiglia che viene fuori da questa affermazione avventata (Lara non ha proprio trovato di meglio ah ah ah) che però ottiene l'effetto desiderato e la cremazone viene sospesa per poter indagare sul presunto omicidio della vecchietta. Dopo un'improbabile dichiarazione alla polizia del presunto omicidio perpetrato niente di meno che dalle infermiere della casa di riposo; questa la prima versione corretta successivamente dalla comparsa di un tizio sospetto con tanto di identikit da parte di Lara. La seconda versione è dettata dal fatto che Lara inizia la ricerca della collana proprio nella casa di riposo e una volta conosciute le dolci e gentili infermiere non se la sente di coinvolgerle in questa sua folle avventura. Quella che sembra essere l'ennesima calamità nella vita di Lara diventa invece una divertente e roccambolesca avventura, quella stravagante ragazza vestita con meravigliosi abiti anni venti diventerà la sua amica più cara, la sua confidente perfetta, la sua guida, la persona che le insegnerà a vivere finalmente. Tra divertentissime gag (l'abilità inesistente di Lara nell'indagare è qualcosa di imbarazante), situazioni imbarazzanti (tipo una serata di gala dove Sadie costringe Lara a vestirsi con abiti degli anni venti una descrizione impagabile), equivoci esilaranti, Lara troverà l'amore vero e il segreto del successo tutto questo grazie alla capacità e alla semplicità con cui Sadie guarda il mondo.
E' un libro che oltre a far sorridere e in alcune situazioni a far ridere di gusto, ci fa commuovere. La Kinsella riesce a creare un duo veramente irresistibile: sarà difficile non amare Lara con le sue insicurezze, le sue paranoie, la sua sconfinata fiducia nel prossimo (il più delle volte mal riposta), e la sua dolcezza; sarà altrettanto difficile non amare la petulante Sadie, la sua allegria, la sua gioia di vivere, i suoi capricci, la sua eccentricità e la sua capacità di tirare fuori il meglio delle persone.
Lasciatevi prendere per mano ed entrate anche voi nel mondo di Lara e Sadie.

venerdì 13 agosto 2010

Scusate l'assenza di nuovo!

Mi dovete scusare ancora una volta perchè le recensioni saranno (come forse avrete notato) un pò discontinue. Ebbene si, io che continuo a decantare le belle città italiane mi trovo in terra straniera. PERDONOOOOOOOOOO!!! Abbiate quindi pazienza ma ho delle difficcoltà di connessione. Sarò di ritorno e totalmente presente dal 1° di settembre aspettatemi!!!

Un bacione e buone vacanze a tutti

Angel di Dorotea De Spirito - Mondadori Editore


Dorotea De Spirito ha 17 anni e vive a Viterbo, dove frequenta il liceo classico. Con Mondadori ha già pubblicato nel 2008 "Destinazione Tokio Holtel".





Questo romanzo è indirizzato ad un pubblico giovane (come si può intuire dall'età della scrittrice), nonostante questo l'ho acquistato per due ragioni; la prima è che nutro una vera e propria passione nel girovagare per librerie guardando copertine e leggendo trame, la seconda è che mi piace leggere storie che si svolgono in pittoresche cittadine italiane.



La storia si svolge a Viterbo dove da secoli una comunità di angeli vive perfettamente integrata al resto dell'umanità; gli abitanti li onorano perchè hanno visto nascere la loro città, sono testimoni della loro storia, sono cresciuti con i loro antenati e sono legati a loro da vincoli millenari di amicizia e rispetto che nessuno ha intenzione di sciogliere.
In questa comunità vive anche Jessica con la sua famiglia.
Jessica ha 17 anni ed è un angelo atipico perchè è nata senza ali; questa condizione la fa sentire un'emarginata, persino all'interno della sua famiglia dove la sorella maggiore non perde occasione per rimarcare la sua mancanza. Ma non è del tutto sola perchè ha due carissimi amici che la fanno sentire a suo agio: Lorenzo con il quale è cresciuta e Ginevra. Lorenzo e Ginevra sono innamorati ma nessuno sa che stanno assieme perchè lei è umana e la loro unione non verrebbe vista di buon occhio.
A Viterbo la vita scorre monotona e tranquilla: è l'ultimo giorno di vacanza prima dell'inizio della scuola e Jessica dopo una giornata passata con i suoi amici sta tornando a casa in motorino quando sbanda e quasi investe un ragazzo bellissimo, che nonostante il rischio appena corso non batte ciglio.

"Ha la pelle perfetta, come seta lucida. Capelli biondi, biondissimi, un biondo quasi innaturale e splendido, non credevo esistesse un colore così. I tratti del viso dolci, delicati, disegnati con un carboncino sulla tela: gli zigomi scolpiti, le labbra protese quasi in un leggero broncio. I suoi occhi sono profondi, pozzi di buio aperti. Neri, belli da fare male."

Il primo impulso è quello di scappare ma poi il rimorso per non avergli neanche chiesto scusa la fa tornare sui suoi passi, purtroppo il bellissimo e misterioso ragazzo "puf" è sparito nell'oscurità. Il secondo incontro con il ragazzo non va certo meglio del primo, ancora una volta Jessica tenta (sempre involontariamente sia chiaro) di investirlo. Per fortuna la terza e decisiva volta in cui i due giovani si incontrano nessuno nuoce a nessuno (ma siamo proprio sicuri sicuri sicuri?!? eh eh eh): un pomeriggio Jessica accompagna sua madre per delle commissioni tra le quali consegnare l'atto di proprietà di una casa isolata dall'aspetto spaventoso dove sembra sia arrivata ad abitare l'erede, Nora il cui nipote guarda un pò è proprio il ragazzo misterioso e bellissimo, (che ha rischiato per ben due volte la vita senza per altro dare cenno di preoccuparsene), Guglielmo. Ecco che comincia la storia di Jessica e Guglielmo, due anime perse che si incontrano, che condividono per motivi diversi il dolore di sentirsi diversi. Purtroppo però quando l'amore arriva porta, chissà perchè, sempre qualche complicazione: la quiete di Viterbo e della comunità degli angeli viene turbata dalla morte di una compagna di classe di Jessica. Non è facile uccidere un angelo a meno che non ci sia di mezzo un demone. Inutile dire che si scatena una vera e propria caccia all'assassino e guarda caso uno dei principali sospettati è proprio Guglielmo, complice il fatto che attorno al ragazzo si cela il più totale mistero: chi è? da dove viene? come mai proprio con il suo arrivo c'è il primo caso di omicidio?

Ecco vi lascio con queste domande a cui potrete dare una risposta solo leggendo il libro eh eh eh. Dai vi ho raccontato tantissimo se vado avanti rischio di togliere tutta la gioia di leggere un affresco di una delle tante bellissime cittadine italiane, oltre alla delicata storia di un amore impossibile tra un angelo e un demone scritta con estrema semplicità da una ragazzina che promette davvero bene.

Brava Dorotea complimenti.

sabato 7 agosto 2010

La sedicesima notte di Margaret Gaiottina - Mamma Editori


Ho appena terminato la lettura del primo libro che fa parte della collana "A cena con il vampiro". La mia opinione è che questo romanzo sia per certi versi originale e per altri un mix di quanto già letto.
Mi è sicuramente piaciuta la scelta di narrare le vicende in prima persona da Elisabeth e da Ethan, sapere cosa provano entrambi e non solo lei o solo lui.

Passiamo alla trama:
anche questo romanzo vede come filone portante la storia d'amore tra una ragazza diciottenne umana, Elisabeth (Liz) e un vampiro secolare Ethan; il secondogenito della famigia Rochester, un'antichissima famiglia di vampiri scozzesi, nonchè capo fondatore della Therisoft, azienda per la quale Liz lavora. Nel momento stesso in cui Ethan incontra Elisabeth non può fare a meno di innamorarsene e nonostante tenti con tutte le sue forze di combattere questo sentimento per il bene della ragazza (e qui mi ricorda qualcosa...) non riesce a starle lontano. Arriva persino a tentare di licenziarla pur di allontanarla. Ovviamente (e non ci si aspettava niente di diverso) la nostra Liz pur essendo in apparenza fragile è una tosta che non si lascia facilmente abbindolare e riesce a far "sputare il rospo" al nostro vampiro sulla sua vera natura. Se state pensando che Liz rimanga anche solo impressionata siete in errore, nonostante l'agghiacciante rivelazione non pensa neanche per un momento di scappare a gambe levate, ma con una ferma determinazione decide che l'amore per Ethan va oltre ogni pericolo.

Apro una piccola parentesi ponendomi una domanda: possibile che nessuna pensi anche solo per un momento di scappare il più lontano possibile da un vampiro??? Ma Dracula di Bram Stoker non insegna nulla??? Certo l'amore con la A maiuscola vince su tutto, ma perdincibacco un pò di paura iniziale no? Sopratutto perchè si tende a descrivere queste ragazze con tinte di fragilità, goffaggine e insicurezza che dovrebbero quanto meno essere accompagnate anche da sentimenti di sano terrore. Scusate la divagazione e torniamo alla trama.

Visto il profondo amore che li lega non resta altro da fare che sposarsi e trasformare Liz in una di loro (e anche questo mi ricorda qualcosa...). Ah dimenticavo di dire che ovviamente la famiglia Rochester non si nutre di sangue umano ma di animali (e anche qui torniamo al mi ricorda qualcosa...scene di caccia comprese). A mio parere fin qui la storia non è proprio originalissima, compreso il potere di Tristan (fratello maggiore di Ethan) che riesce a vedere il futuro; ho detto fin qui però!
Tutto sembra andare per il meglio, finalmente Ethan e Liz sono sposati e possono guardare al loro futuro con ottimismo, da adesso in poi saranno per sempre insieme, se non fosse che arriva come al solito il cattivo, in questo caso la cattiva di turno che come si suol dire "rompe le uova nel paniere". A turbare l'equilibrio tanto agognato arriva Rebecca Tangvald, sorella di Pamela, moglie di Tristan fratello maggiore di Ethan, (oddio sembra uno scioglilingua) che cerca di creare una frattura all'interno della famiglia tentando di sedurre oltre a Ethan e Tristan anche Zachary (padre dei due ragazzi). Tristan però è un aeromante, ha il potere di sentire le voci della natura e interpratare i messaggi lanciati dagli elementi e interrogando se stesso riesce a vedere in anticipo gli eventi del futuro, quindi capisce le intenzioni di Rebecca che viene allontanata da casa Rochester. A parte Tristan che è aeromane e Matthew (fratello acquisito in quanto cresciuto fin da piccolo nella famiglia) che ha il potere di trasformarsi in qualunque animale desideri nessun altro ha poteri. Purtroppo la visita di Rebecca non è il solo elemento di disturbo per Ethan e Liz, dopo la prima notte di nozze arriva una richiesta d'aiuto da Balthasar (padre di Pamela e Rebecca), l'altra figlia, Agatha, è stata rapita dai Quirites, l'esercito di Lenith, una creatura malvagia e perversa con la quale c'è un patto di non aggressione anche se lei è nemica giurata dei Rochester. I Tangvald sono alleati dei Rochester per questo Zachary e tutta la famiglia partono alla volta di Roma (dove risiede Lenith) per liberare Agatha. Una volta giunti a Roma un'amara sorpresa li attende, è una trappola orchestata da Lenith per rapire Ethan e Liz perchè in Elisabeth, la malvagia vampira riconosce la figlia di Zoroastro, colei che secondo un'antica profezia sotrarrà gli inferi al regno dei vampiri uccidendola.
I due sposini, grazie all'aiuto della famiglia, riescono a fuggire da Lenith che, furente per la sconfitta uccide Agatha scatenando le ire di Rebecca la quale giura vendetta alla famiglia Rochester.

Bene, anzi male, direi che ho scritto fin troppo, se vado avanti rischio di arrivare alla fine togliendo tutto il piacere della lettura, non sia mai!!!
Tirando le somme è un libro che si lascia leggere con facilità, devo ammettere che non mi ha totalmente rapito, ma riconosco che ci sono delle trovate originali come il mistero della profezia e i personaggi sono ben caratterizzati. In particolare mi è piaciuto Ethan perchè pur essendo un vampiro che rientra nella categoria dei buoni (si nutre di sangue animale e non uccide gli umani) ha un lato oscuro, quando Liz lo provoca il suo pensiero è quello di seguire l'istinto e ucciderla anche se poi l'immenso amore che nutre per lei lo riporta alla ragione; non si fa scrupolo di uccidere chiunque osi minacciare sua moglie o la sua famiglia. Insomma è uno con gli attributi questo Ethan diciamolo ah ah ah. Anche Liz non mi è dispiaciuta, è una dura questa ragazza, tenace direi.

Concludo dicendo che come lettura estiva la consiglio, come lettura estiva però....

mercoledì 4 agosto 2010

Il libro senza nome - Anonymous


Se avete avuto una giornata pesante del tipo, qualcuno che si è impegnato a fondo per farvi innervosire, vi consiglio di leggere questo libro ah ah ah, ci sono talmente tante stragi che la vostra giornata sembrerà una passeggiata in confronto a quella del dectective Miles Jensen.
La storia si svolge nella cittadina di Santa Mondega dove vige l'anarchia più assoluta, il detective Jensen viene mandato lì per investigare su una serie di efferati omicidi. Inutile dire che il poveraccio viene accolto da un sentimento di leggero astio dai suoi colleghi sbirri; lo credono un detective trendy e new age che secondo loro non ha mai partecipato ad una vera azione. Mi permetto di dissentire con tali stolti personaggi, mai sottovalutare qualcuno eh eh eh!!! Il simpatico (e credetemi l'aggettivo simpatico è totalmente ironico) capo della polizia dopo un caloroso benvenuto (e anche qui l'aggettivo caloroso è ironico per non parlare poi del benvenuto) affianca il nostro Miles al detective Achibald Sommers (da tutti i colleghi considerato decisamente pazzo e non mi sento di dire senza motivo), il quale è ossessionato da un certo Bourbon Kid, soprannome dovuto al fatto che dopo aver bevuto un bicchiere di bourbon tende a sterminare ogni individuo presente nel locale dove si trova (e lasciatemi aggiungere non solo nel locale). Sommers è talmente ossessionato da Bourbon Kid che gli attribuisce ogni singolo omicidio. Mentre Jensen e Sommers indagano e Bourbon Kid ricompare in città, altri personaggi fanno il loro ingresso a Santa Mondega: due monaci di Hubal, custodi dell' Occhio di Luna, una misteriosa pietra azzurra, sotratta dal monastero, killer e cacciatori di taglie, disposti a tutto per impossessarsi della pietra e venderla al miglior offerente, una misteriosa ragazza di cui non si conosce nulla. Insomma sembra che tutti i delitti girino attorno all'Occhio di Luna e a un antichissimo volume firmato da un autore anonimo conosciuto come il Libro senza nome.
In un susseguirsi di colpi di scena dove i buoni forse non sono veramente buoni, dove i cattivi forse non sono veramente cattivi, dove le ragazze forse non sono ingenue e indifese donzelle da salvare, e dove i monaci forse non sono poi così innocui, si sviluppa un thriller piuttosto sanguinolento! Perchè tutti quelli che vengono a contatto con il libro non sopravvivono? Cosa cerca Kacy? Perchè Bourbon Kid è tornato in città? Cosa nasconde il libro senza nome? Insomma l'adrenalina fa da padrone in questo libro dalla prima all'ultima pagina e che ultima pagina!!!
Vi ho incuriosito? Allora per concludere cito la pagina iniziale del libro:
"Caro lettore,
solo i puri di cuore riusciranno a leggere le pagine di questo libro. Ogni pagina voltata, ogni capitolo letto ti porterà più vicino alla fine. Non tutti riusciranno nell'intento. Le molteplici trame e i molti stili diversi potranno abbagliare e confondere. Per tutto il tempo che trascorrerai a cercare la verità, essa sarà sempre di fronte ai tuoi occhi. Scenderà l'oscurità e con essa un grande male. Coloro che hanno letto il libro potrebbero non rivedere la luce."
A questo punto vi starete chiedendo come faccio, avendo io dichiarato di essere una romanticona, a leggere un libro così inquietante? Perchè ci sono dei periodi in cui un pò di sano spargimento di sangue aiuta ah ah ah
Inutile dire che ho comprato il seguito L'Occhio di Luna che però non ho ancora letto eh eh eh

Mamma Editori

Ho scoperto questa casa editrice grazie ad Alessandra - Diario di pensieri persi. Nel suo blog ha parlato della collana a cena con il vampiro, presentando sia i libri, sia le autrici, con tale maestria che affrontando l'ostacolo "oddio devo fare un ordine di libri tramite internet come farò, sono perduta" (ebbene si io sono una di quelle persone che passano ore in libreria alla ricerca del titolo o della copertina che le dica "prendimi non te ne pentirai") ho contattato la Mamma Editori e ho ordinato ben 4 libri (naturalmente tutti quelli pubblicati):
- La sedicesima notte di Margaret Gaiottina
- Moonlight rainbow di Violet Folgorata
- Raining stars di Micaela Dooley
- Dark Angel di Fanny Goldrose

in autunno arriveranno altri due libri della serie:

- L'alba della chimera di Margaret Gaiottina
- In una gelida rosa di Violet Folgorata

Ovviamente quando fai qualcosa a cui non sei avvezzo e per la quale inizi a sudare freddo nel momento stesso in cui scrivi la mail dell'ordine qualcosa va storto!!! Ebbene si il primo invio si è perso nei meandri degli efficientissimi uffici postali (strano...). Questo contrattempo però mi ha fatto conoscere una persona veramente speciale, Monica, uno dei soci fondatori, la cui disponibilità e dolcezza è un balsamo e che in un attimo ha risolto il problema permettendomi di avere i miei libri da portare in vacanza.

Tutto questo per fare i miei complimenti alla Mamma Editori per la sua disponibilità e per l'opportunità che offre nel dare voce a scrittrici italiane esordienti.

Presto farò la recensione di questi libri ma nel frattempo (visto che devo ancora iniziare a leggerli) vi inviterei ad andare sul blog di Alessandra per leggere le interviste fatte alle scrittrici e anche per leggere altro ovviamente.

http://greenyellowale.blogspot.com

Alcuni suggerimenti che mi sono stati dati.

Partiamo dal presupposto che io amo scrivere opinoni su ciò che leggo, ascolto e vedo, quindi anche se non mi leggesse nessuno probabilmente continuerei a scrivere (ma visto che sono un pò egocentrica avrei delle ripercussioni psichiche molto forti ah ah ah). Detto questo mi sono chiesta perchè gli amici che hanno visitato il mio blog e mi hanno fatto a voce i complimenti poi non abbiano commentato niente (giusto una piccola traccia del loro passaggio....). Ora il mio ego tende a pensare che sono troppo brava (ma potete tranquillamente scriverlo suvvia non siate timidi ditelo ah ah ah) oppure come nel caso di alcune persone che non sappiate come scrivere un commento. Mi spiego meglio, mi è stato fatto notare giustamente, che alla fine di ogni recensione non è evidenziata la voce commento (essendo io un pò profana con la tecnologia come la mia amica Myriam ben sa eh eh eh) non ho pensato che forse non tutti sanno che basta cliccare due volte sul titolo del post per accedere ai commenti.
Me ne scuso e provvederò alla modifica o meglio mi inginocchierò davanti a Myriam per chiederle tutto ciò (lei è ignara che il mio cervello continua ad elucubrare nuove idee).
Scusate questo piccolo divagare adesso torno sugli amati libri.

lunedì 2 agosto 2010

Black Friars-L'ordine della spada di Virginia de Winter

La Fazi editore ancora una volta ha visto lungo e dopo aver pubblicato i quattro volumi della ben nota Stephenie Meyer, ovvero la Twilight saga, ha fatto uscire il 16 luglio 2010 questo capolavoro di un' autrice italiana (e sono molto orgogliosa di ciò). Si questo libro è un capolavoro e non esagero, la Principessa dell'Inverno è riuscita a creare una storia davvero meravigliosa; si fondono gesta eroiche (cavalieri il cui onore richiama la corte di Re Artù) ad amori immortali (Romeo e Giulietta, Orgoglio e Pregiudizio, insomma l'amore con la A maiuscola quello che non muore mai nei secoli dei secoli) il tutto condito da atmosfere gotiche medioevali dalle quali sarà difficile tornare eh eh eh. Sarà che sono romantica ma i personaggi di Black Friars entrano nel cuore e li rimangono per sempre.



Chi è Eloise Weiss?


"Improvvisamente lei si sentì fragile come quel bicchiere. Cristallo spesso e tenace, poteva cadere al suolo senza riportare alcun danno oppure sbreccarsi in un angolo restando comunque intero. C'era però un punto, un punto preciso che, se avesse colpito il suolo, lo avrebbe fatto esplodere in mille frammenti, tanto da rendere impossibile riconoscere che forma avesse avuto in origine"


E' la figlia del Lord Cancelliere della Nazione Sovrana di Aldenor, studente anziana della Societas di Medicina, che ha il potere di riconoscere e scacciare le nebbie del Presidio, di piegare al suo volere la famiglia più antica e potente di vampiri, i Blackmore.Ma Eloise non conosce questo aspetto della sua persona fino al momento in cui la sera di Ognisanti, l'unica sera dove il Presidio apre le sue porte e il caos invade le vie, viene aggredita da un gruppo di penitenti che forse l'ha scambiata per un vampiro e la sta uccidendo. Il terrore le riempe la mente, e nei polmoni non ha più fiato per gridare ma inconsapelvomente richiama alla vita un antico vampiro, Ashton Blackmore, che dopo 16 anni di sonno torna in vita per salvarla.

"Una statua dallo splendore del marmo di luna e una bellezza straziante da far desiderare anche l'Inferno per poterla vedere ancora. L'aveva distratta per un istante, emergendo sul terrore folle che le invadeva il cervello. Né morto né vivo, una creature del sangue che cammina per l'eternità su quella soglia che agli umani è consentito varcare una volta soltanto, senza ritorno.
Lui invece, da qualche parte lungo i secoli era tornato."


Ashton, il più antico dei vampiri della casata dei Blackmore, sarà lui dopo averla salvata ad avere bisogno dell'aiuto della ragazza, lui che si renderà conto che Eloise, come Clarisse Granville moglie di Brian Blackmore, ultima dinastia umana dei Blackmore, può fermare le forze maligne del Presidio, sarà lui che l'aiuterà a non avere paura della sua natura perchè lei è capace di amare incondizionatamente, di rischiare la sua vita per salvare chi ama. Eloise nella sua fragilità è tenace, caparbia, orgogliosa, ironica e dolce e ama, ama immensamente e irrimediabilmente il suo Axel Vandemberg, studente anziano, Duca dell'ordine della Chiave, secondogenito della famiglia regnate della Nazione Sovrana di Aldenor, Principe del sangue e Principe dello Studium.


"Il cielo visto dalla prospettiva degli Angeli condannati che precipitavano dalle sue altezze, doveva aver posseduto quella stessa sfumatura di blu, profonda e perfetta come la nostalgia dei demoni relegati all'Inferno."


Un amore tormentato il loro, lei ignora che Axel per proteggerla ha dovuto allontanarla, è convinta che lui si sia dimenticato del loro amore, e respinge ogni tentativo del giovane di riavvicinarsi. Axel che è disposto a morire per lei...


"Ma la Bella dorme e nulla sa."


La storia dipana la sua matassa pagina dopo pagina in un carosello di personaggi che è impossibile non amare. Eloise, Axel e Ashton "L'umano tenebroso e il vampiro solare" sono accompagnati da altri personaggi indimenticabili che entreranno nel vostro cuore e nella vostra mente. Virginia riesce a catturarvi nella sua tela così reale che vi sembrerà di essere per le vie della città, dentro le catacombe; vi sembrerà di vedere e sentire tutto ciò che viene narrato con estrema maestria nel libro; la paura e l'amore di Eloise, il tocco freddo e gentile di Ashton o quello caldo e passionale di Axel, la risata fanciullesca di Cain, la fredda sofferenza di Adrian, la gelida grazia di Christabel, il rispetto per Nives, l'eleganza e l'allegria di Bryce, e potrei andare avanti per ore perchè ogni personaggio è descritto con una cura e precisione che vi sarà impossibile confonderli o dimenticarli.

Non so a voi ma a me è capitato spesso di leggere libri con molti personaggi (es le storie di Anita Blake, che confusione inaudita) e vi posso assicurare che faccio veramente fatica a ricordarli tutti. Non voglio fare paragoni ma se avete amato i personaggi della Meyer non potrete non amare (molto ma molto di più) i personaggi della De Winter.

Bene non mi resta che augurarvi BUONA LETTURA non lasciatevi assolutamente scappare questo libro. Io nel frattempo aspetterò con trepidazione gli altri due (e si perchè non l'ho detto ma è una trilogia) e per il momento rileggerò questo perchè non riesco a farne a meno e non riesco a cominciarne un altro ahimè mi passerà mai questa dipendenza?